Gli ebrei svelano l'ambiguità dem sugli antisemiti
Per molti anni, il Pd e la sinistra italiana hanno meccanicamente e furbescamente applicato al Giorno della Memoria uno schema analogo a quello – collaudatissimo – delle conferenze all’estero di Yasser Arafat. L’allora leader palestinese, com’è noto, alternava una risposta moderata in inglese (destinata all’opinione pubblica internazionale) e una incendiaria in arabo (indirizzata ai suoi). Quanto ai nostri progressisti, si sono costantemente affidati a una sorta di distinzione temporale, a quella che potremmo chiamare un’accortezza cronologica: il 27 gennaio una frasetta commossa sulla Shoah, e poi – dal giorno dopo – la consueta ripresa degli attacchi contro Israele. Insomma, in occasione della Giornata della Memoria una lacrimuccia per gli ebrei morti molti decenni fa, e subito dopo il ritorno a una freddezza glaciale nei confronti dello Stato ebraico.
Ieri Elly Schlein ci ha riprovato, diffondendo il solito comunicato-standard, vago e politicamente a costo zero: «Tenere viva la memoria oggi, mentre l’odio continua a farsi largo nelle nostre società e si consumano nuove tragedie, è un dovere civile di tutte e tutti. Onorare la memoria significa anche proteggere la verità e metterla al riparo dal negazionismo, dai rigurgiti di antisemitismo, da ogni forma di razzismo e di odio, dalla disinformazione e da chi tenta di riscrivere la storia a proprio vantaggio». Apparentemente, un testo abbastanza condivisibile. In sostanza e tra le righe, una dichiarazione neutra e ambigua, concepita per schivare le polemiche, per dare l’impressione di una solidarietà calda, ma senza scontentare l’ala pro-Pal del partito.
STOP ALL’IPOCRISIA
E però la notizia è che le Comunità ebraiche italiane – prima e dopo l’esternazione della leader del Pd – hanno smontato il giochino, facendo crollare il castello di carte. Nei giorni precedenti, con il preannuncio dell’assenza di molti autorevoli esponenti del mondo ebraico dalle celebrazioni ufficiali, pompose quanto ipocrite. Poi, ieri mattina, con i cartelloni comparsi a Roma che trovate in queste pagine: un attacco esplicito e coraggioso al mondo delle Ong e alla loro evidente ostilità anti-Israele.
Ma il colpo più raffinato – e anche politicamente più calibrato – è arrivato all’ora di pranzo di ieri sulla pagina Facebook di Progetto Dreyfus, l’associazione che si batte contro l’antisemitismo e la disinformazione contro Israele e a cui si devono anche i cartelloni romani di qualche ora prima. Lo slogan pubblicato su Facebook, inequivocabilmente rivolto alla sinistra, è durissimo ed esplicito: «Ricordate Auschwitz, ma applaudite Hamas. Vergogna».
E, a rendere tutto ancora più efficace, a quelle parole è stato accostato l’orribile cartello apparso mesi fa in una delle innumerevoli manifestazioni pro-Pal della sinistra: un volto di Elly Schlein coperto da tracce di sangue con la scritta “complice del genocidio”.
MESSAGGIO CHIARISSIMO
Il messaggio di Progetto Dreyfus è dunque chiarissimo: caro Pd, ecco il risultato della tua ambiguità. Non riesci a distinguere in modo netto e definitivo tra Israele e i terroristi, ma in compenso la galassia alla tua sinistra, dalla quale non vuoi prendere le distanze, ti colpisce e ti offende lo stesso. Le dichiarazioni chirurgiche del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, che solitamente centellina le parole, ma ieri è stato nettissimo verso l’Anpi («L’Anpi di oggi non è più l’Anpi di un tempo. Alcuni leader si sono dimenticati gli scopi istituzionali e fanno battaglie che li contraddicono»), e perfino della Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche Noemi Di Segni, spesso attentissima a non dispiacere a sinistra, ma ieri chiaramente a sostegno dei cartelloni comparsi a Roma, hanno completato il quadro. Cosa se ne ricava? Il Partito democratico non è più in condizione di ottenere una sorta di “immunità”. L’irritazione della base delle Comunità ebraiche è tale che pure i vertici non riescono più a contenerla. E nessuno – anche chi ha storicamente manifestato simpatia per la sinistra italiana – è più disposto a chiudere gli occhi, e meno che mai ad accettare furbate politiche, escogitazioni lessicali e una sostanziale doppiezza.