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Ucraina, sinistra allo sbando: parla Crosetto e loro si dividono in sei

Elisa Calessi
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Sette risoluzioni, di cui sei ciascuna diversa dall’altra dell’opposizione. È la fotografia della seduta di ieri alla Camera dei deputati. L’Aula era stata chiamata a votare sulle comunicazioni del ministro Guido Crosetto, che ha illustrato un nuovo pacchetto di invio di armi all’Ucraina. Il risultato, fissato nello schermo delle votazioni e messo nero su bianco nel resoconto della seduta, drammaticamente ripropone l’inconciliabile differenza di visione dei partiti del centrosinistra sulla politica estera e, in particolare, sulla guerra in Ucraina. Con 181 voti a favore 64 astenuti e 48 contrari è stata approvata la risoluzione di maggioranza. Dopo di che si è provato a rincorrere le cento sfumature di grigio delle opposizioni, in un taglia e cuci di voti. Ecco, il risultato: con due distinte votazioni è stato approvato il dispositivo della risoluzione presentata dal Pd (rispettivamente con 299 e 249 voti a favore 48 i contrari) mentre sono state respinte le premesse. Quindi sono state bocciate le risoluzioni presentate da M5S e AVS. Poi è stata approvata la risoluzione di Azione con 195 voti a favore, 61 astenuti e 49 contrari. Arrivati alla risoluzione di Italia Viva, è stato approvato parte del dispositivo, con 192 sì 59 astenuti e 50 contrari e bocciato il resto. Via libera, invece, alla risoluzione di Più Europa con 193 sì e 51 contrari e 60 astenuti. Non è finita.

IN ORDINE SPARSO
Le opposizioni sono andate in ordine sparso anche rispetto alla risoluzione della maggioranza. Il Pd si è astenuto, Più Europa ha votato a favore, M5S e Avs hanno votato contro. Infine, sul terzo punto della risoluzione del Pd (quello che, rifacendosi agli impegni internazionali assunti dall’Italia, puntava a sostenere Kiev «mediante tutte le forme di assistenza necessarie») M5S e AVS hanno votato contro. Vediamo, nel dettaglio, i vari testi delle opposizioni. La risoluzione del Pd impegnava il governo a un «incisivo e decisivo impegno diplomatico e politico dell’Unione Europea», «non lasciando ad altri attori le sorti del nostro Continente», a sostenere la «ricostruzione dell’Ucraina», «ad adoperarsi per un immediato cessate il fuoco», a sostenere gli ucraini in patria e a «promuovere azioni di solidarietà nei confronti dei cittadini russi perseguitati».

BIZZARRIE PENTASTELLATE
La risoluzione del M5S, dopo aver definito «oltranzista» la posizione della Ue perché riterrebbe «residuale» l’azione diplomatica e dopo aver criticato i voti del Parlamento europeo sul tema, impegnava il governo «a interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento» all’Ucraina, a «relazionare alle Camere» nel dettaglio «le spese sostenute» per l’invio di armi, a comunicare «preventivamente» al Parlamento il pacchetto di invio, a «non dar seguito alla risoluzione del Parlamento europeo» che prevede la «revoca delle restrizioni» nell’uso delle armi da parte dell’Ucraina (in pratica che autorizza Kiev a colpire anche in terra russa), a «diminuire» le spese militari, infine a «introdurre una imposta straordinaria sugli extraprofitti» delle aziende che si occupano di difesa. Simile quella di Avs che, dopo aver definito, nelle premesse, «inefficace» l’invio fatto finora di armi all’Ucraina, impegnava il governo a «interrompere la cessione» di mezzi militari all’Ucraina, a «opporsi a ogni ipotesi di rimozione delle restrizioni” nell’uso delle armi inviate a Kiev, a fornire al Parlamento l’elenco dettagliato delle armi inviate. Quella di Italia Viva impegnava il governo a darsi da fare per la «cessazione immediata delle ostilità», proponeva la nomina di un «inviato speciale per la pace», chiedeva di proseguire nel «supporto logistico e di approvvigionamenti» agli ucraini e di accelerare il disegno di legge che prevede l’istituzione di una Agenzia sulla disinformazione».

 

 

A OGNUNO IL SUO
Azione chiedeva di «continuare a sostenere la difesa della libertà e della sovranità dell’Ucraina», a proseguire negli «aiuti militari, finanziari e umanitari» così da rafforzare il «potere negoziale» di Kiev, a «promuovere la rapida adesione dell’Ucraina alla Ue», a «sostenere» in ogni sede che qualsiasi accordo non può «essere realizzato contro le decisioni e la volontà» del popolo ucraino, a proseguire nelle «sanzioni» alla Russia. Infine Più Europa impegnava il governo a «proseguire» nella fornitura di armi, a «individuare sistemi di debito europeo» per finanziare una difesa europea, a «destinare gli asset bancari russi congelati all’estero per la difesa e ricostruzione delle infrastrutture ucraine». Ognuno ha votato il suo e votato come riteneva sugli altri. In una sorta di presa d’atto delle differenze. La strada per una proposta comune delle opposizioni, almeno in politica estera, è ancora lunga.

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