Ruffini, "il modello per essere alternativi alla destra": le parole sconcertanti con cui lancia il centrino
Un sabato cattocomunista, lo ha definito Giovanni Sallusti, un sabato italiano. Ernesto Maria Ruffini fa ufficialmente il suo ingresso sulla scena politica italiana con l'ambizione di ribaltare il campo progressista senza dare nell'occhio. L'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate è l'aspirante "uomo nuovo" del cosiddetto Centrino, l'ala moderata e cattolica che vuole conquistare "nuovi elettori" per portarli non solo al Pd, ma pure al Movimento 5 Stelle, ad Alleanza Verdi eSinistra , a +Europa, a Renzi e a Calenda. Un nuovo Ulivo, insomma.
E non è un caso che a Milano, al suo intervento all'incontro organizzato da Comunità democratica a Palazzo Lombardia, l'ex Tassator cortese abbia voluto accanto proprio Romano Prodi, il padre di tutte le ammucchiate progressiste, il suo braccio destro Pierluigi Castagnetti (ritenuto molto, molto vicino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella) e alcuni papaveri del moderatismo come Graziano Delrio, Lorenzo Guerini, Maria Elena Boschi. E il padrone di casa Beppe Sala, il sindaco che non ha mancato di tirare colpi bassissimi a Elly Schlein, dal no al terzo mandato "posizione anacronistica" alla sinistra permeata dal "senso della sconfitta".
"David Sassoli è stato fondamentale nella costruzione di quella che viene chiamata la maggioranza Ursula che ormai da due legislature governa l'Europa", parte in quarta Ruffini richiamandosi a un modello già tragicamente smentito dalle ultime elezioni. Eppure Ruffini parla di "una scelta solida per essere alternativi alla destra. Alternativi. Perché, come si diceva molti anni fa, se vinci con la destra è la destra che vince. Senza essere nemici, ma alla destra noi si deve essere alternativi. Alternativi con una scelta politica chiara, precisa, vera, condivisa, fondata su un'assunzione di responsabilità, su una scelta di civiltà". Altre perle: "La crisi della democrazia non è una cosa astratta. È legata a visioni del mondo e del potere che non mettono la persona al centro. Il tema di fondo della politica e della democrazia è come legare il rispetto della persona con l'efficienza". Sembra di sentire Nichi Vendola: Ruffini dichiara guerra ai "paradigmi tecno-efficientisti di dominio e di possesso che di fatto mortificano libertà e verità in cambio di una pseudo-efficienza del tutto illiberale" e a un "modello neofeudale dove ci sono feudatari che scatenano i loro vassalli per difendere i loro privilegi".
Nei suoi venti minuti di discorso, altri giri e altri slogan: "Non si tratta di costruire nuovi partiti, nuove aree all'interno di partiti, si tratta di coinvolgere nuovi elettori. I cittadini sono i veri protagonisti della storia di qualunque paese, è questo il primo passo per fare politica. Il bene comune è troppo importante per ridurlo alla sfida tra persone". Parole chiave come "bene comune" o "visione larga e condivisa". Quindi si rivolge idealmente a Schlein e Conte: "Qual è l'offerta, realmente competitiva che offre la sinistra? Dove è stata discussa? Con chi? Quando?". Quindi, a coronamento dell'arzigogolato quanto prevedibile ragionamento, la sottile auto-candidatura: "Di cosa ha bisogno oggi la nostra democrazia? Di certo non ha bisogno di sedicenti super uomini, ma di cittadini liberi che ritrovino l'entusiasmo di partecipare. E di una classe politica capace di accoglierli con generosità".
Ad applaudirlo, addirittura ad aggrapparsi a lui, ecco Sala, che lo definisce un "federatore di grande utilità. Ruffini è molto bravo, è molto esperto. Nasce, e questo può essere di grande utilità, in un contesto familiare profondamente politico". Il sindaco è pronto a scommetterci: "Io ho un tormento, il mio tormento è che in politica voglio vincere. È molto semplice ma è così, semplicemente non mi accontento di pensare di saperla più degli altri, di essere più colto, intelligente, umano, a volte un'anima bella. Io voglio vincere. Pensate che in chi vota Lega e FI e FdI non ci siano gli istinti cattolici, che ci sia un elettorato da affrontare?".
Di "importanti spunti di riflessione" parla Guerini, deputato dem e presidente del Copasir. Mentre Delrio mette in guardia dalla "concentrazione dei poteri, pochi ricchi californiani che si prendono il mondo, persino influenzano le elezioni nei paesi europei con i loro mezzi di comunicazione" e chiama a raccolta "il popolo, la gente, l'associazionismo, una mobilitazione dal basso, e oggi siamo qui per lanciare una grande alleanza".