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Giuseppe Valditara, se la sua scuola va verso il futuro

Corrado Ocone
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Tutto come prevedibile. Il Pd si è lanciato subito lancia in resta contro i nuovi programmi scolastici per le scuole elementari e medie presentati dal ministro Valditara. Prevedibili anche le critiche: per Elly Schlein, Valditara sarebbe «fuori del tempo». In verità, è proprio il contrario: ad avere problemi di sintonizzazione col reale è proprio la segretaria del Pd, che, chiusa nel suo piccolo e autoreferenziale mondo, mostra di non conoscere la realtà della scuola pubblica italiana (ben diversa da quella delle scuole internazionali o di élite che lei probabilmente ha frequentato). Basta avere a che fare con un qualsiasi ragazzo delle scuole superiori e dell’università per rendersi conto che oggi ha grave carenze linguistiche, difficoltà nell’attenzione e nella comprensione di un testo, non sa scrivere in italiano corretto, ha delle lacune storiche a volte imbarazzanti, non ha soprattutto quel senso della storia e della realtà che solo permette di agire con consapevolezza nel mondo. In altre parole, la scuola che abbiamo avanti, fatta salva la buona volontà di tanti giovani e tanti insegnanti, non riesce più a garantire quella solida formazione di base che è necessaria per realizzarsi in una società basata sulla conoscenza e altamente competitiva come l’attuale.

Se fino ad un paio di generazioni fa gli studenti licenziati dalla scuola italiana erano riconosciuti per le loro capacità in tutto il mondo, oggi le eccellenze si trovano soprattutto fra i giovani di quei paesi, ad esempio asiatici, che hanno investito sui sistemi educativi con responsabilità. Non si tratta quindi di rimpiangere il passato, ma di ripristinare quella serietà degli studi che dopo il “lungo sessantotto italiano” è andata perdendosi. In questo, come in tanti altri casi, ragionare nell’ottica di una storia lineare e progressiva è fuorviante e, soprattutto, non permette di comprendere fino in fondo le dinamiche della società. È un caso che il latino, la cui dignità Valditara vuole riaffermare, sia oggi studiato come modello di ragionamento persino nella Silicon Valley? Fra le accuse prevedibili rivolte al ministro, c’è poi quella di un “provincialismo” nazionalistico che finirebbe per chiudere i nostri ragazzi nell’angusto recinto italiano. Anche in questo caso è vero il contrario e non solo perché è risaputo che il vero provinciale è chi pecca di esterofilia. Sarà un caso che l’antichità classica, in primis l’antica Roma, sia oggi il modello con cui innovatori e visionari come Musk (ma non solo) guardano al futuro, cercandovi risorse di senso in grado di proiettare l’umanità in avanti? E i modelli organizzativi delle aziende all’avanguardia del capitalismo cognitivo non si ispirano forse alle vecchie botteghe umanistiche e rinascimentali?

 


Cambiando poi argomento, non grida vendetta il fatto che l’arte e la musica, le due vere eccellenze italiane, siano state del tutto accantonate dalla scuola? Anche in questo caso, la riforma Valditara ovvia ad una lacuna che ci rendeva sicuramente ridicoli agli occhi del mondo intero. Il caso ha voluto che, sempre ieri, il Pd presentasse, durante un convegno, una sua proposta, basata su sette “parole sporgenti” (un aggettivo che di per sé indica l’imbarbarimento del discorso pubblico progressista). Il documento è tutto un richiamo, fuori tempo massimo, a quei principi vuoti e ipocriti che in questi anni sono stati anteposti alla serietà degli studi e che ci hanno portato dove siamo: condivisione, equità, inclusione, partecipazione... E pensare che il partito della Schlein è l’erede di un partito fazioso e manicheo quanto si vuole, ma nelle cui file annoverava studiosi di vaglia come il latinista Concetto Marchesi, l’italianista Carlo Salinari, lo storico dell’arte Ranuccio Bianchi Bandinelli o lo storico Rosario Villari!

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