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Valditara sfida Landini: "Giudizi a scuola più trasparenti. Cgil contraria? Bene, siamo sulla strada giusta"

Michele Zaccardi
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 L’ultimo intervento riguarda la reintroduzione dei giudizi sintetici alle elementari (ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, insufficiente) e il voto in condotta alle medie espresso in decimi. «Questa riforma segna una svolta importante all’insegna della trasparenza e della chiarezza» spiega a Libero il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. «La riforma ha una finalità educativa e formativa perché serve proprio a documentare lo sviluppo degli apprendimenti e quindi serve anche a promuovere l’autovalutazione dello stesso studente e a informare in modo chiaro le famiglie».

La Cgil sbaglia a sostenere che dietro queste novità ci sia un intento punitivo?
«Se la Cgil attacca e critica vuol dire che siamo sulla strada giusta. Le sue accuse sono del tutto incomprensibili perché non c’è nessun intento punitivo. Anzi: la riforma è nell’interesse dello studente. Tanto è vero che per quei bambini che non ottengono la sufficienza è previsto un percorso di potenziamento che viene ulteriormente personalizzato. E proprio la maggiore chiarezza e trasparenza introdotte dalla riforma permettono di rendersi conto che occorre potenziare il recupero. Quando si scriveva “in via di prima acquisizione” oppure “livello intermedio” le famiglie e i bambini erano disorientati perché non si capiva cosa significassero di preciso quelle espressioni».  
Lei ha insistito molto anche sulla responsabilizzazione degli studenti. 
«Infatti l’altra parte della riforma è relativa al ritorno del voto di condotta alle medie espresso coi voti: quindi con il 5 in condotta si deve ripetere l’anno. Si tratta di una novità importante perché abbiamo numerose testimonianze di aggressività, bullismo, di episodi veramente gravi che sono sempre più diffusi tra i ragazzini di 13-14 anni. Per questo è importante responsabilizzarli. Dobbiamo reintrodurre nella società, partendo dalla scuola, il principio di responsabilità individuale per cui si risponde dei propri comportamenti e delle proprie azioni. È importante anche per evitare le derive ideologiche di una sinistra che parla sempre di responsabilità della società e mai dell’individuo».
Sono in programma interventi ulteriori su questo fronte?
«Abbiamo già pronti i due regolamenti sul voto in condotta che prossima settimana invierò al Consiglio superiore della pubblica istruzione. I provvedimenti disciplinano il ritorno dell’importanza del voto in condotta anche alle superiori e l’introduzione delle attività di cittadinanza solidale. Attuiamo insomma quella normativa che abbiamo fortemente voluto e che reintroduce la centralità della condotta, e il superamento dell’attuale modello di sospensione per cui lo studente sanzionato sta a casa magari a giocare con la Play Station. D’ora in poi l’approccio prevede più scuola per il bullo e il violento e anche attività di cittadinanza solidale obbligatorie da attuarsi in ospedali, case di riposo, mense per poveri, o anche all’interno della scuola stessa, come ad esempio pulire il giardino dell’istituto. Queste attività servono per far capire il significato della solidarietà e del rispetto».
Lei ha puntato molto sull’idea di merito, ad esempio con il nuovo sistema di valutazione dei presidi.
«Si tratta di una riforma attesa da 24 anni e che nessun governo era prima riuscito a fare. È una novità importante: la valutazione dei dirigenti scolastici inciderà sulla retribuzione di risultato che fino ad ora non era mai stata collegata a un criterio meritocratico, e che adesso sarà invece legata al raggiungimento di obiettivi precisi. Inoltre, nell’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto 2022-2024 abbiamo individuato delle figure intermedie che possono servire sia per la didattica, come il tutor e il docente orientatore, sia per finalità organizzative, ovvero il vicepreside, quel middle management da tempo atteso. Queste figure otterranno una maggiorazione dello stipendio a fronte di una formazione ulteriore, specialistica, a fronte di più responsabilità e di una maggiore complessità del lavoro svolto. Questo servirà fra l’altro per favorire la personalizzazione della didattica e il potenziamento della formazione degli studenti».
Cosa prevede la manovra sul fronte degli stipendi dei dipendenti scolastici?
«Per la prima volta nella legge di bilancio abbiamo messo le risorse per i prossimi rinnovi contrattuali, quelli del periodo 2025-2027 e 2028-2030, con aumenti superiori all’inflazione, rispettivamente 5,4% e 6,2%. È una risposta forte. Faccio presente che il primo intervento che ho fatto da ministro è stata la chiusura di un contratto che era aperto da tre anni e che il governo precedente non era riuscito a firmare. Pur in un contesto nel quale le risorse sono scarse, la nostra attenzione all’aspetto retributivo dei docenti è costante. Non dimentichiamoci che per undici anni, dal 2009 al 2020, non sono stati sottoscritti i contratti: il personale della scuola ha perso potere d’acquisto non solo rispetto agli altri lavoratori ma anche ai docenti di altri Paesi».
Veniamo al sostegno e alla disabilità, temi a lei molto cari. Cosa è stato fatto in questi ambiti?
«Innanzitutto ci tengo a sottolineare più in generale gli sforzi sul fronte delle assunzioni. Attraverso il primo concorso del Pnrr reclutiamo 23mila docenti precari. Oltre 9mila sono state le nomine di insegnanti di sostegno. Abbiamo anche assunto circa 6mila docenti che hanno ottenuto l’idoneità nei precedenti concorsi non Pnrr e che senza i nostri provvedimenti avrebbero dovuto rifare i concorsi. Intendiamo poi specializzare 50mila docenti di sostegno che fino ad oggi insegnano senza una specializzazione. Con l’ultima Finanziaria abbiamo inoltre aumentato i posti di organico di diritto di 2mila unità per i docenti di sostegno. Infine, un’altra novità importante riguarda la continuità didattica: entro i primi di giugno le famiglie potranno chiedere alla scuola di confermare il docente di sostegno precario anche per il prossimo anno se si riterranno soddisfatte dell’attività formativa svolta e del rapporto educativo instaurato con il figlio con disabilità».

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