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Cecilia Sala, balle e fango da sinistra: le profezie sballate di Augias, Schlein, Concita & Co

Alessandro Gonzato
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Che figura, compagni. Ecco Corrado Augias, quello vero, non l’imitazione che perla sinistra non si può fare. Nelle stesse ore in cui veniva definita la scarcerazione di Cecilia Sala, il giornalista-autore-drammaturgo-ex europarlamentare socialista se ne usciva così: «Non credo che il viaggio della Meloni da Trump sia stato utile. Se lo fosse stato si saprebbe. Noi sappiamo poco», ha spiegato a “Dimartedì”, su La7, «però sappiamo che non c’è nessun comunicato che dica “la presidente del Consiglio e l’imminente presidente degli Stati Uniti hanno convenuto che...”».

Al risveglio il comunicato della presidenza del Consiglio c’è: «È decollato pochi minuti fa l’aereo che riporta a casa Cecilia Sala (...) Il presidente del Consiglio esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno (...). Giorgia Meloni ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata». A “Dimartedì” c’era anche il teletribuno Michele Santoro, rosso di rabbia: «Con un allarme giusto avremmo potuto far rientrare Cecilia magari un attimo prima... Invece non la facciamo rientrare, questa è una colpa grave del governo. Adesso c’è il silenzio stampa... Quindi noi non possiamo nemmeno parlare delle nefandezze che compiono». No, Michele, parlane pure. Il teletribuno ci regala ancora del buon umore: «L’immagine di una Meloni capitata come fosse una fan a un concerto degli U2, che si mette lì in un angolino» - viene mostrata una foto di Trump con la premier qualche metro dietro - «questa sensazione di avere un ruolo, di far rispettare la Costituzione, di avere un ruolo di mediazione tra le parti in conflitto non la dà». E che sensazione dà?

«Quella di essere una accucciata come un cagnolino alla corte di Trump». Santoro si supera, e non era facile: «Il modo in cui è andata là mi indigna. Un presidente del Consiglio dell’Italia quando va in visita all’estero non è che semplicemente si comporta come uno che va a un matrimonio, a un battesimo o un’estrema unzione». Una prece, per Santoro. Molto più prudente, durante la trasmissione, Antonio Padellaro (tra i fondatori del Fatto Quotidiano), il quale aveva dato un certo credito al governo. Andiamo avanti.

 

 

 

 

Finito il trenino di Capodanno pure la Schlein aveva tirato in ballo l’esecutivo: «Abbiamo rispettato la richiesta di discrezione, ma è importante che ci sia condivisione con tutte le forze politiche in parlamento». Voleva essere lei, magari con lo scudiero Marco Furfaro, a risolvere la situazione. A proposito, a voi il tweet del Furfaro (di una settimana fa): «Chiediamo al governo verità sulle condizioni di detenzione di Cecilia. E ribadiamo la disponibilità a collaborare. Non c’è altro tempo da perdere, non ci sono vacanze che tengano». E infatti mentre le opposizioni facevano la settimana bianca Palazzo Chigi lavorava.

Riproponiamo un titolo dell’HuffPost: “La reputazione di Meloni dipende più da Cecilia Sala che da Musk”. Catenaccio: “Dopo il viaggio in Usa, avrebbe preferito parlare della giornalista (ma non può) che dei satelliti di Starlink (e non vuole). Ecco perché per un po’ si eclisserà». Eclissi lunare o solare? Poteva mancare papà Salis? Una risata in più è salutare: «Il Copasir», ha scritto su “X” un giorno e mezzo prima del rilascio, «non aveva fatto nulla per proteggere i cittadini italiani dopo l’arresto di Abedini (l’ingegnere ammanettato alla Malpensa, ndr). Ora o Meloni riesce a scaricare il problema su Biden entro il 20 gennaio, o la strada si fa in salita. E tutto questo senza il consenso di Tajani». Forse aveva il consenso di Sant’Ilaria protettrice delle case altrui.

 

 

 

 

Anche Matteo Renzi, 24 ore prima della liberazione, è salito a bordo. Il la sono state le dimissioni di Elisabetta Belloni, la direttrice del dipartimento delle informazioni per la sicurezza: «Il fatto che se ne vada col caso Sala aperto è un pessimo segnale». “È sempre Cartabianca”, su Rete4, ed è sempre Concita De Gregorio, una sentenza: «Hanno fatto una serie di pasticci incredibili... Se avessero coinvolto la Belloni, l’unica che persona che sa quello che deve fare...». Anche la dem Laura Boldrini era preoccupatissima: esortava il governo a fare in fretta. Ieri s’è dimenticata di nominare il governo: «Grazie a tutte e tutti coloro che si sono adoperati». Ci sovviene un altro intervento di Augias: «Quel viaggio in America andava preparato... La Belloni lo avrebbe preparato con più cura... In aereo le avrebbe detto: “Guardi presidente, questo è possibile, questo non lo tocchi nemmeno, qui forse ce la facciamo». Ci siamo divertiti: grazie a tutti.

 

 

 

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