Luca Marinelli interpreta Mussolini e si strugge: "Sospensione di giudizio su un criminale"
Fascisti riluttanti. Almeno a parole. Perché interpretare Benito Mussolini e la sua amante Margherita Sarfatti, o dirigerli, non fa fare certo una bella figura nel jet-set cinematografico romano. E infatti eccoli Luca Marinelli e Barbara Chichiarelli (in verità più lui che lei), insieme al regista Joe Wright, rilasciare pudiche interviste, con quella castigatezza affettata nel parlare della parte che, obtorto collo, gli è capitata in sorte.
Va da sé che in una situazione tanto ferale, l’unico modo per riscattarsi agli occhi dei loro compagni di merende col cuore a sinistra sia quello di dire che sì, in effetti, quel ruolo è un po’ scomodo, anzi «doloroso», ma che in fin dei conti il loro sacrificio servirà a tenere viva la memoria storica del Paese, a ricordare ai giovani che il fascismo fu un’immane tragedia collettiva. Insomma, una coltre di buoni sentimenti per giustificare gli assegni che i produttori gli hanno generosamente girato.
E lunedì è stata una giornata piuttosto ricca di interviste per il cast. In particolare per Marinelli, il vero mattatore della serie “M. Il Figlio del Secolo” (in onda su Sky da venerdì in otto episodi) diretta da Joe Wright e tratta dall’omonimo romanzo Premio Strega di Antonio Scurati, prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment. Marinelli infatti imperversava un po’ dappertutto.
La serie su Mussolini? Ha tutti i difetti del romanzo di Scurati
«Sono fortemente antifascista, il progetto ha comportato la totale sospensione di giudizio su quello che io considero un criminale. L’ho dovuto fare per ore e ore, ed è stato devastante» confessa a La Stampa un contrito Marinelli. Che ha dovuto mettere il suo impegno storico e sociale («è la responsabilità rispetto al messaggio antifascista») davanti pure ai sentimenti verso la propria famiglia, da sempre aliena a qualsiasi simpatia mussoliniana («le persone che mi sono state accanto dalla mia nascita fino ad oggi mi hanno trasmesso questo valore, una delle tante cose giuste che mi hanno insegnato a crescere» spiega al Corriere della Sera).
Il dolore più grande lo ha però dato alla nonna. «Mi ha fatto crescere con valori antifascisti, ogni anno mi regala la tessera dell’Anpi» continua Marinelli sulla Stampa, «quando le ho detto che avrei interpretato Mussolini mi ha chiesto “e perché?”». Un momento drammatico per l’attore: «È stato pesantissimo. Mi sono ripreso solo dopo che ha visto la serie e mi ha detto “hai fatto bene”».
Rincuorati dal lieto fine, ci permettiamo di passare all’intervista che Marinelli ha concesso al Corriere. A Walter Veltroni che gli chiede se Mussolini sia il personaggio più difficile che ha interpretato, Marinelli ammette che «fino ad ora sì», perché «è stata una cosa per me veramente dolorosa, veramente forte, che naturalmente mi aspettavo, ma non pensavo di vivere con tanta intensità. Non mi volevo avvicinare a Mussolini e purtroppo ho dovuto farlo. Questa sospensione del giudizio è stata abbastanza dolorosa per me e ha reso questo il personaggio più difficile da interpretare, per un discorso di etica» aggiunge.
"Una cosa veramente dolorosa": Marinelli interpreta Mussolini in tv e poi si lamenta
Poi però Marinelli spiega che le scelte registiche (come quella di rivolgersi direttamente al pubblico) sono servite a trasmettere un messaggio preciso: «Il modo scelto di raccontare una vicenda di cento anni fa serviva a far percepire l’attualità assoluta di quella vicenda». Incalzato da Veltroni, che gli domanda se il regime fascista può tornare in una qualche forma, Marinelli dice di vedere «tanti parallelismi» e di essere «preoccupato perché, studiando semplicemente quei sei anni di storia (dal 1919 al 1925, il periodo raccontato dalla serie, ndr), si capisce che tutto può degenerare rapidamente e la libertà ci può essere tolta in un tempo molto breve». «Ho una preoccupazione» aggiunge ancora Marinelli, «vedo già tante cose che mi sembrano indicare quella deriva... La preoccupazione c’è perché avverto una tendenza, anche dell’opinione pubblica. Accadono cose che mi lasciano attonito e mi angosciano». Pure in una conversazione su il Domani, insieme al regista Wright, a Scurati e agli sceneggiatori, Marinelli dice che «da antifascista, dover sospendere il giudizio, dieci ore al giorno per sette mesi, è stato devastante».
Le parole più nette le ha pronunciate Wright. Alla domanda se e quali reazioni politiche provocherà la serie in Italia, il regista ha risposto: «La sola reazione che temo è il silenzio. Perché tanto l’opera quanto il romanzo (...) rinviano a una discussione estremamente articolata» mentre «sappiamo che la destra preferisce risposte semplici: è tutta colpa degli immigrati, make Italia great again, soluzioni pronte all’uso che a tanti vanno bene perché risparmiano la fatica di pensare». Scurati invece risponde così alla domanda se vorrebbe vedere la serie su una rete Rai: «C’è un servizio pubblico in questo Paese?». Quanto a Barbara Chichiarelli, su Repubblica, l’attrice spiega di sentirsi di sinistra «senza legarmi a un partito specifico. È lì che sono i miei valori: libertà di pensiero, inclusività». Anche perché, dice, «nell’altro mondo vedo coercizione, paura, rifiuto del diverso».