Meloni incontra Trump, Luigi Zanda: "Non mi scandalizza affatto, anzi"
"È un bene che lo abbia incontrato". Con poche e schiette parole Luigi Zanda benedice il faccia a faccia lampo tra Giorgia Meloni e Donald Trump. Sullo sfondo i dazi alla Nato, ma soprattutto il caso Cecilia Sala, che vede la giornalista rinchiusa nel carcere iraniano. A differenza dei compagni di partito, per il senatore dem la missione della premier sullo scacchiere atlantico non è da condannare. "Sono questioni complesse, dalle molte sfaccettature - esordisce raggiunto da Il Foglio -. Sul piano politico, il fatto che la presidente del Consiglio italiana abbia incontrato il prossimo presidente americano pochi giorni prima del suo giuramento non mi scandalizza affatto".
D'altronde, è il suo ragionamento, "i rapporti tra Stati Uniti, Europa e Italia sono molto importanti e non semplici, e un contatto informale e personale può aiutare a semplificarli". Soprattutto se si considera che "la presidente Meloni, il prossimo 20 gennaio, alla cerimonia del giuramento di Trump, non avrebbe potuto ricevere molte attenzioni dal neo presidente Usa". Da qui il plauso: "A mio avviso è un bene che lo abbia incontrato in un’occasione privata. Come penso sia stato utile, per il Paese, che Meloni abbia potuto incontrare personalmente, prima del 20 gennaio, il futuro segretario di Stato e il futuro ministro del Tesoro americano. La conoscenza personale in questi casi è un vantaggio".
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Zanda definisce i rapporti tra Usa e Italia "vitali", al punto che non manca di tirare le orecchie alle opposizioni: "Non vedo ragione per scandalizzarsi rispetto a un incontro necessario tra governanti di paesi amici e alleati, coinvolti assieme in questioni delicatissime". Questo comunque non lo frena dal dissentire "dal metodo di governo che Meloni applica in situazioni complicate" come quella sul caso Sala, "sul piano strettamente istituzionale: non è chiaro quale ruolo stiano svolgendo la presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri e il ministro della Giustizia. Apparentemente la presidente Meloni ha accentrato su di sé tutto il dossier. Verranno conseguentemente ridotti gli spazi d’azione della diplomazia e dei servizi: in questi casi più i toni sono bassi, maggiori sono le possibilità di successo".