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Alessandra Todde, Solinas: "I partiti trovino l'accordo per andare subito al voto"

Fabio Rubini
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Christian Solinas fino al marzo scorso è stato il governatore della Sardegna, prima dell’avvento di Alessandra Todde. Chi meglio di lui può guidarci in questa intricata vicenda e aiutarci a capire cosa succederà tra i banchi del Consiglio regionale sardo.

Solinas, al netto della brutta figura rimediata dalla Todde sulla quale torneremo dopo, quali sono le grane che pagheranno direttamente i cittadini sardi?
«In questo momento sono governati da un presidente sub iudice e questo vuol dire che, al netto dei suoi proclami, la sua sarà un’azione politico amministrativa depotenziata. Il rischio è quello che più tempo passa più si rischia di perdere la capacità di investire i fondi del Pnrr o le risorse che arrivano dall’Unione europea. Per non parlare delle importanti decisione che devono essere prese nei campi della Sanità e della politica energetica. Decisioni per le quali serve una giunta forte, non una dimezzata come quella che oggi guida la Sardegna».

Al netto delle visioni politiche differenti, secondo lei la Todde può sperare di uscire da questa situazione mantenendo il suo ruolo di governatore?
«No. È solo questione di tempo, ma non ci sono possibilità».

 

 

 

Quali sono i motivi di questa sua certezza?
«Da trent’anni chi fa politica sa che c’è una legge (nazionale, ma anche sarda, ndr) che per garantire trasparenza e parità d’accesso alle cariche pubbliche, stabilisce che prima della presentazione delle liste, il candidato debba nominare con atto notarile un mandatario. Cioè la persona che, nomina alla mano, deve andare in banca, aprire un conto corrente e alla fine delle elezioni stilare una relazione con nomi e cognomi di tutti quelli che hanno dato o ricevuto soldi per la campagna elettorale. Todde e i Cinquestelle non l’hanno nominato e questa mancanza non può essere sanata...».

Eppure Todde dice che il Consiglio regionale è con lei e la salverà...
«Anche qui c’è mistificazione. I grillini si aggrappano a una guarentigia che hanno Camera e Senato per opporsi alla decadenza di un loro membro. Una guarentigia che, secondo una scuola di pensiero, avrebbero anche le quattro regioni a statuto speciale. Peccato che fin dagli anni Settanta la Corte Costituzionale ha sempre negato questa opzione. Quindi tutti sanno che alla fine il Consiglio regionale su questo caso, così come succede con la decadenza di un qualsiasi consigliere, può semplicemente prendere atto della decisione della Commissione Elettorale di Garanzia. È solo questione di tempo».

È anche per questo che i leader di Pd e Cinquestelle, Elly Schlein Giuseppe Conte non si sono esposti sulla vicenda?
«È chiaro che non vogliono dividere la colpa per questo pasticcio con i rappresentanti locali che lo hanno creato».

Cosa dovrebbe fare a questo punto la politica sarda?
«Io vedo una sola soluzione. Ci si metta tutti d’accordo e si vada al più presto a nuove elezioni. Più tempo si perde, più la Sardegna e i sardi pagheranno un prezzo salato. Non voglio credere che la maggioranza voglia attaccarsi alla poltrona solo per ricevere qualche mensilità in più...».

 

 

 

Al netto degli errori commessi, qual è la cosa che l’ha colpita di più in questa vicenda?
«Beh, che un partito, il M5S, che ha compresso le più elementari garanzie costituzionali- ad esempio varando una legge che impedisce a una persona di essere nominato anche solo in presenza di un avviso di garanzia -, davanti a questo caos si attacchi alla poltrona invocando ricorsi e contro ricorsi che, lo ripeto, hanno un esito già segnato. Ancora una volta i grillini hanno gettato la maschera e mostrato la loro doppia morale».

Un’ultima cosa. Se glielo chiedessero, lei sarebbe pronto a ricandidarsi alla guida della Sardegna?
«La questione, al momento, non è all’ordine del giorno. Prima di parlare di queste cose bisogna aprire un percorso politico in grado di dare ai sardi nel minor tempo possibile, un governo forte, competente e in grado di prendere decisioni».

 

 

 

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