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Marco Rizzo: "Alemanno arrestato? Contro di lui accanimento politico"

Brunella Bolloli
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Divisi per storia e colore politico, Gianni Alemanno e Marco Rizzo si sono trovati sul percorso comune della pace, sia in Ucraina che per il Medio Oriente. Hanno fatto un pezzo di strada insieme con la bandiera della Palestina al collo mentre le rispettive aree di appartenenza - la destra sociale per Alemanno, la sinistra sinistra per Rizzo- hanno intrapreso il cammino opposto. Quell’alleanza rossobruna tra la Democrazia Sovrana e Popolare del presidente onorario del Partito Comunista e il Movimento Indipendenza dell’ex leader di An è stata oggetto di curiosità, interesse per un futuro partito mai nato e, certo, anche di critica da parte degli ex alleati. Ma ora che il sindaco “scalatore” si trova, forse senza appigli, di fronte a un’altra ripida parete di roccia da superare, Rizzo gli tende una mano, esprime solidarietà, e non tutti lo fanno. «Temo che nei confronti di Alemanno ci sia un accanimento per le sue posizioni contro la guerra», ha scritto Rizzo su X.

Gianni Alemanno dalla notte di Capodanno è in una cella del carcere romano di Rebibbia con l’accusa di avere violato le regole sulla misura dei servizi sociali a cui era sottoposto.
Condannato a un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite nella maxi inchiesta “Mondo di mezzo”, l’ex ministro dell’Agricoltura avrebbe dovuto svolgere i lavori socialmente utili nella struttura “Solidarietà e Speranza” gestita da suor Paola D’Auria, ma, secondo gli inquirenti, non avrebbe rispettato quanto stabilito dal giudice e avrebbe avuto, nel corso del 2024, più incontri con l’ex avvocato Paolo Colosimo, condannato invia definitiva nel 2018. Per questo il tribunale di Sorveglianza di Roma ha emesso un provvedimento d’urgenza a carico dell’ex ministro, il quale il giorno prima di essere arrestato era come sempre attivo sui social con il suo Movimento e replicava duro al Pd che vuole rimuovere la targa di Acca Larentia. Martedì però, mentre tutta Roma festeggiava il nuovo anno, i carabinieri sono andati a bussare alla sua porta e ora sull’ex sindaco pende un nuovo procedimento che potrebbe avere ad oggetto reati fiscali. Rischia di scontare per intero la sua pena passata in giudicato.

Rizzo, davvero crede che Alemanno possa essere stato arrestato per le sue posizioni pacifiste?
«Il tema è questo. Siamo in una società, o un sistema, dove ci sono tante disparità di trattamento. Faccio degli esempi concreti. Se un cittadino non paga l’autobus perché ha il biglietto scaduto o l’ha dimenticato, viene sanzionato. Ma ci sono invece delle situazioni dove immigrati o delinquenti vari ne combinano di tutti i colori e non succede niente. Questo per parlare della vicende normali, del popolo. Poi ci sono casi più eclatanti, come quello del carabiniere Cerciello Rega che viene accoltellato a Roma da un americano che finisce ai domiciliari perché dice che non l’aveva visto, un sacco di scuse, ma a casa mia questo si chiama omicidio».

E Alemanno dove lo collochiamo?
«Nei casi eclatanti ovviamente. Da quello che si evince, forse ha peccato sugli orari di rientro o cose simili nella sua condizione di persona sottoposta ai servizi sociali. Intendiamoci: bisogna rigare diritto, io nella mia vita ho sempre seguito la dottrina “nulla va lasciato al caso”, forse per Alemanno non è così, però verso un uomo di 66 anni, che viene arrestato con quelle modalità, la notte di Capodanno, mi sembra un accanimento, sono due pesi e due misure e mi chiedo a questo punto perché».

Che risposta si è dato?
«Alemanno è stato ministro, sindaco, di sicuro un uomo di potere e ultimamente la sua traiettoria, che in quanto a contenuti si interseca con la mia, è orientata alla pace; si batte in maniera coerente contro la guerra. Quindi la mia valutazione è legata proprio a questo: due pesi e due misure. In genere l’incarcerazione si dà per reati gravi, per il reiterare dei reati o per la pericolosità sociale e non mi sembra che Alemanno rientri in queste categorie».

Quindi è dalla sua parte?
«Spero che possa chiarire presto. Noi siamo molto diversi, quarant’anni fa, probabilmente, ci saremmo presi a sprangate, ma fortunatamente il tempo cambia e oggi bisogna superare questa dicotomia destra-sinistra che di fronte alle due grandi sfide interne e internazionali, cioè il lavoro e la pace, non ha più senso di esistere».

Eppure destra e sinistra sono ancora terreno di scontro aspro in politica.
«Il Pd usa questa dicotomia per le campagne elettorali. Ma fare emergere, soprattutto tra i giovani, i discorsi su fascismo e antifascismo significa rinfocolare quelle fratture e penso che se dobbiamo dare retta allo spauracchio del fascismo evocato da certi giornali come Repubblica, ma anche il Corriere, siamo messi male. Mi fa sorridere amaro. Non sanno nulla di quello che è successo allora. La gente come me e come Alemanno, invece, si è picchiata, ammazzata proprio per quella dicotomia. E oggi sbandierare l’antifascismo per avere qualche vantaggio elettorale è una porcheria».

Lei invece cosa dice ai giovani che vogliono dedicarsi alla politica?
«Dico loro che devono avere la passione per la politica, ma questa passione deve fare un’analisi concreta della situazione e oggi è la grande finanza che rende i popoli schiavi consumatori, non la lotta tra destra e sinistra. L’ho scritto anche nel mio libro-intervista con Fabio Dragoni “Riprendiamoci le chiavi di casa- Manifesto per un sovranismo popolare oltre la destra e la sinistra” (edito da Giubilei Regnani)».

Quando ha sentito Alemanno l’ultima volta?
«Un mese fa. Non avevamo in programma appuntamenti in comune, ma sulla lotta alla guerra siamo sempre in sintonia».

Con Trump le guerre finiranno?
«Io ho auspicato che vincesse Trump proprio perché tra lui e una signora che non sapeva nulla e dava retta all’ideologia woke non c’erano dubbi. Ma io mi sento pure vicino a Vannacci, un generale della Nato che ha fatto un discorso storico al Parlamento europeo quando ha detto: “Basta, tacciano i cannoni”».

Ha sentito il discorso di fine anno del presidente Mattarella?
«No. Però vorrei dire una cosa. Un conto è citare la Costituzione, altra è applicarla». Mi lasci indovinare: specie all’articolo 11? «Esatto. Dice che l’Italia ripudia la guerra». 

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