Pd, i cattolici dem pronti a mollare Schlein: terremoto, cosa può accadere
Ha già un nome - Comunità democratica - e l’ambizione è quella di rappresentare la rinascita di una corrente, quella dei cattolici dem, che negli ultimi anni è stata decisamente marginalizzata nel Pd. Il battesimo è previsto il 18 gennaio a Milano in un evento a cui da settimane si lavora. L’organizzatore è Graziano Delrio. Ma sono i nomi dei partecipanti a calamitare l’attenzione e a trasformare quello che poteva essere l’ennesimo convegno sul tema in qualcosa che ha un’ambizione in più: Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e fin qui unico premier del centrosinistra ad aver vinto le elezioni, Pierluigi Castagnetti, erede della tradizione dei popolari e - soprattutto - Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, in predicato di essere il federatore del centrosinistra o il leader di una nuova Margherita.
I PARTECIPANTI
Oltre a Delrio, ci saranno Stefano Lepri, Patrizia Toia, Silvia Costa, Fabio Pizzul, tutti nomi che rappresentano la tradizione popolare-cattolica del Pd. E poi ci sarà il dem Paolo Ciani, esponente di Demos, appartenente a Sant’Egidio, il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia ed ancora Francesco Russo, vicepresidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e tra gli animatori della “rete di Trieste”. Infine, ha assicurato la loro presenza un nutrito gruppo di amministratori locali di ispirazione cattolica. Ed ancora studiosi e professori come Elena Granata, vicepresidente della Scuola di Economia Civile. E poi l’ex-sindaco di Brescia e consigliere regionale, Emilio Del Bono.
Delrio ha spiegato ieri che l’obiettivo della “Comunità Democratica” sarà quello di «far capire che la cultura politica dei cattolici democratici può dare molto al Paese, come in altri tornanti storici. Chiediamo una maggior accoglienza e spazio, nel Pd o anche fuori dal Pd». Parole che, volutamente, lasciano aperte due strade: stare nel Pd o, se non ci sarà spazio, costruire qualcosa fuori. E proprio attorno a queste due ipotesi, negli ambienti cattolici esterni al Pd, ci si interroga e si guarda con attenzione all’appuntamento.
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L’AMBIGUITÀ
Si tratta di capire, infatti, come sarà sciolta quella che, ora, è una ambiguità: questo gruppo vuole operare dentro il Pd o fuori? E ancora: che ruolo intende svolgere Ruffini? Federatore del centrosinistra, leader di un nuovo soggetto di centro o leader di una corrente del Pd? Sintetizzando, l’ambiguità da sciogliere è il rapporto con il Pd.
Per ora gli organizzatori si limitano a chiamare a raccolta le truppe. «L’incontro del 18 gennaio», ha spiegato Lepri, «arriva dopo una sequenza di appuntamenti, come quello dello scorso anno de I Popolari, molto partecipato, all’Angelicum (c’erano anche Dario Franceschini e Lorenzo Guerini tra gli altri, ndr) e poi la “Settimana Sociale dei Cattolici” a Trieste. C’è l’esigenza di un impegno, di confrontarsi e di rappresentare anche l’attualità del pensiero dei cattolico democratici». Quanto al rapporto con il Pd, «la nostra volontà è quella di confrontarci e rimettere insieme reti che abbiamo cominciato a ricomporre.
Non è in discussione che il nostro impegno è nel Pd e per contare di più nel Pd. Non c’è nessun ragionamento che va oltre».
Anche se l’attenzione suscitata fuori dal Partito democratico lascia intendere che le strade possibili sono più d’una. «È degna di rilievo», osservava ieri Osvaldo Napoli, di Azione, «la notizia che i cattolici democratici si preparano ad assumere una forte iniziativa politica e culturale». Detto questo, «un conto è la sua costituzione come area culturale all'interno del Pd, altra cosa, ovviamente, sarebbe la nascita di una forza esterna a quel partito. In questo secondo caso, Azione, forza di chiara ispirazione liberale, laica e riformista, potrebbe essere aperta al confronto e al dialogo senza paletti o pregiudizi».
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Ritorniamo al dilemma iniziale: fuori o dentro il Partito democratico? Non a caso, tra i riformisti dem, l’iniziativa ha destato qualche preoccupazione, come dimostra il commento di Dario Parrini: «Quando si valorizza il pluralismo nel Pd io sono felice, specialmente se si è consci della grande importanza di avere un partito unito e, al suo interno, un’area riformista coesa e solidale». Tradotto: se questa ricchezza resta dentro i confini del Pd, è un bene. Diverso il discorso se, invece, dovesse preludere ad altro. Ambiguità, per ora, non sciolta.
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