La chat del 25 Aprile orfana della sua guida
Questa notte di San Silvestro la vivranno malissimo. Sarà nera, anche se ci saranno le luci della festa. Dovranno mantenere il segreto persino su Whatsapp, in memoria della Chat 25 aprile, finita dal fondatore, Massimo Giannini, con un clic alla tempia. Esecuzione per fallimento, la sceneggiata della resistenza via Internet tra vip è finita male, non se li è filati nessuno. L’ossessione per il fascismo che li accompagna dal 2022 non ha più motivo di esistere: non ci crede nessuno se non qualche militante un po’ militonto.
Peccato, perché Massimo Giannini meritava di più. Che so, un Collare, una Medaglia, la gratitudine dell’Anpi. Anche lui, invece, in fuga sulle montagne. Resta da capire che cosa farà il resto della compagnia. Se cambierà anche l’amministratore del gruppo Whatsapp, oppure uno alla volta daranno il segnale di abbandono del clan informatico. È triste, in fondo, assistere alla resa dopo aver visto l’indottrinamento di cui sono stati capaci dal giorno in cui hanno preteso di fare accesso nella gloria terrena. La rete come trincea, male munizioni erano vecchie, datate, antiquate. Al grido «ci sono i fascisti» per circa 250 giorni hanno risposto voci che gridavano «dove?». Additavano Palazzo Chigi come covo nero mentre il loro popolo di seguaci- sempre più scarsi- sbadigliava.
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Chiedeva tagli di tasse e non slogan riverniciati. Ma la chat era intitolata al 25 aprile e non al lavoro. Erano mille e come nella migliore tradizione della sinistra hanno scisso se stessi dal gruppo rivoluzionario. Alla salute, verrebbe da dir loro pur rischiando di vederli risorgere sui social preferiti dalle compagnie faziose. Ma non spariranno. Li vedremo ancora sui giornali, sui siti e ovviamente sulle televisioni. In fondo, è meglio così, perché rappresentano la migliore garanzia di successo per un centrodestra che vedono bardato in camicia nera persino nella versione Tajanea, per quanto sono atterriti dal fascismo inesistente. Meloni e Salvini come nemici da sotterrare, i loro ragazzi prede da catturare, le forze dell’ordine colpevoli di eccesso di protezione.
Per quasi un anno la chat 25 aprile ha sempre individuato in maniera spettacolare i Carnefici del popolo, additandoli al pubblico ludibrio. Per un po’, anche Schlein e compagni si sono abbeverati alle loro parole, ma poi devono essersi resi conto che il circo non rendeva. E così, Giannini non brinda dopo Repubblica e neppure dopo Whatsapp in crisi. Farà il cenone, ma il Duce continuerà a perseguitarlo a ottanta anni dalla scomparsa e a cent’anni dall’avvento del fascismo. E quella chat non è stata capace di fermarne il ricordo. Stanotte esprimano un desiderio: «Aiutateci a capire dove abbiamo sbagliato». Semplice: o cambiate linguaggio o cambiate Paese. L’Italia è altra cosa da voi.