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Acca Larentia, targa abusiva e accuse al governo: la sinistra sbaglia mira

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La sinistra finisce l’anno esattamente come l’ha iniziato: con una bella polemica sul fascismo. Non c’è Natale che tenga, i nuovi partigiani non vanno in ferie, non si distraggono con l’organizzazione del cenone, vigilano anche durante le feste. Vigilano e lanciano allarmi. Ieri ad aprire le danze è stato Enzo Foschi, segretario del Pd di Roma, con un post su Facebook: «È stata affissa abusivamente stanotte (ieri, ndr) a via Evandro (50 metri da Acca Larentia) l’ennesima provocazione fascista.

Abbiamo chiesto al Comune di rimuoverla immediatamente». Ad accompagnare il post, un’immagine dell’«ennesima provocazione fascista», vale a dire una targa in ricordo di Stefano Recchioni, ventenne militante di destra morto a Roma il 9 gennaio 1978 in seguito alle ferite riportate durante gli scontri con le forze dell’ordine avvenuti il 7 gennaio, dopo l’agguato di via Acca Larentia in cui morirono Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. Sulla targa, firmata “i camerati”, si legge: «Chi si è sacrificato nei valori eterni della tradizione è esempio immortale nella rivoluzione». Foschi, poi, si è portato avanti in vista del prossimo 7 gennaio: «Chiediamo inoltre al ministro dell’Interno Piantedosi di vietare lo scempio dei saluti romani ad Acca Larentia».

In serata la targa è stata rimossa. Dopo che, comunque, al segretario romano dei dem si erano accodati altri antifascisti fuori tempo massimo. Come l’europarlamentare del Pd Sandro Ruotolo: «La città di Roma non merita quelle grida sguaiate, quei saluti romani che il 7 gennaio ci diranno ancora un volta che questo governo strizza l’occhio ai nostalgici. Il Pd chiede al ministro Piantedosi di vietare il raduno di Acca Larentia e al governo di sciogliere le organizzazioni fasciste». E poi, ovviamente, l’Anpi: «Mancano pochi giorni al 7 gennaio. Per Roma è una giornata da incubo. Il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo e molti politici dell’opposizione hanno chiesto a Piantedosi di impedire la manifestazione, al momento senza aver ricevuto riscontri». E infine: «Invitiamo tutte le forze democratiche a vigilare affinché in questo inizio 2025, anno del giubileo di pace e di lotta per il disarmo, prevalga il senso di responsabilità e il rispetto della Costituzione».

Insomma, la situazione, secondo i compagni, sembra abbastanza chiara: i fascisti mettono una targa per Stefano Recchioni e si preparano alla sfilata (con annessi saluti romani) del prossimo 7 gennaio. Gli antifascisti chiedono di rimuovere la targa e di vietare la manifestazione ma il governo, ovviamente amico dei fascisti, fa finta di niente. Ecco, cosa c’è che non va in questa ricostruzione? Lo spieghiamo subito...

Come prima cosa va detto che tirare in mezzo il governo è assolutamente pretestuoso. Pd e Anpi chiedono di vietare la manifestazione di Acca Larentia e di sciogliere le “organizzazioni fasciste”, ma dimenticano, o fingono di dimenticare, che nessuna di queste due cose è stata fatta nemmeno quando governava la sinistra. I cortei del 7 gennaio c’erano anche con il Pd in maggioranza, e c’erano pure i saluti romani (d’altra parte non si capisce in che modo il Viminale potrebbe intervenire preventivamente per impedirli...). I casi quindi sono due: o anche i dem strizzavano l’occhio ai fascisti, oppure, più banalmente, neanche i ministri dell’Interno dei loro governi ritenevano di dover vietare la commemorazione.

La cosa più incredibile, comunque, è il richiamo dell’Anpi all’«anno del giubileo di pace e di lotta per il disarmo». Anche in questo caso i nuovi partigiani dimenticano, o fingono di dimenticare, che ad essere andati armati in via Acca Larentia sono stati i terroristi rossi che hanno sparato sui giovani militanti missini (disarmati) uccidendone due. Ecco, il vero scandalo, quando si parla di Acca Larentia, è che a ormai 47 anni da quel massacro ancora non si conoscono i nomi dei colpevoli. Sì, Acca Larentia è una vergogna. Ma a vergognarsi dovrebbe essere soprattutto la sinistra...

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