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Serracchiani e le donne Pd indignate per Cecilia Sala? Andavano in Iran con il velo

Andrea Muzzolon
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Da sinistra si levano grida di sdegno per il trattamento riservato a Cecilia Sala nella terra degli ayatollah, quasi ci si fosse accorti solo oggi che in Iran vige una vera e propria dittatura. Un califfato che sottomette le donne, le priva dei loro diritti e che, più in generale, non si fa scrupoli a incarcerare chiunque gli sia più congeniale dietro le sbarre che a piede libero.

Eppure le nostre “donne democratiche” non ci avevano pensato due volte a sottomettersi alla cultura di Teheran. La prima, in ordine di tempo, era stata la piddina Debora Serracchiani: all’epoca dei fatti (era il 2016) ricopriva ancora il ruolo di governatrice del Friuli Venezia Giulia e si era recata nella capitale iraniana in missione istituzionale per prendere parte al “Contract Made in Italy”. In quell’occasione, la dem si era fatta fotografare con il capo coperto dal velo, proprio come prevede la legge della teocrazia islamista.

 

 

 

L’anno seguente aveva deciso di imitare le sue gesta niente nientepopodimeno che l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, la renziana Federica Mogherini.

 

 

 

Ospite a Teheran, insieme a delegazioni di 70 paesi del mondo, per la cerimonia di insediamento del riconfermato presidente iraniano Hassan Rohani, si era presentata sia alla cerimonia che in conferenza stampa tutta velata. L’ennesimo atto di sottomissione a un Paese, anzi, a una cultura, che tutto può essere definita meno che rispettosa delle libertà altrui. Oggi, dopo l’arresto della Sala, improvvisamente ci si accorge che l’Iran è uno Stato illiberale. Ma, forse, lo era anche quando qualcuno chinava la testa alla legge islamica.

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