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Maurizio Landini, il "buon anno" dei sindacati: a gennaio ecco 45 scioperi

Enrico Paoli
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Magari quello dell’8 gennaio (e “quello” sta per sciopero) avrà un effetto ridotto. A incrociare le braccia, astenendosi dal lavoro, saranno gli operatori dei rimorchiatori napoletani. Turisti e partenopei sono avvisati. Mala data fissata dai sindacati per augurare il buon anno agli italiani è il 10 gennaio, quando andrà in scena il primo sciopero dell’anno, con il blocco dei trasporti. Il primo venerdì nero del 2025 prevede treni a rischio per 24 ore, per l’astensione dal lavoro dei dipendenti di Rfi, mentre il trasporto pubblico locale dovrà fare i conti con l’agitazione nazionale di 4 ore dei lavoratori settore. A corredo varie agitazioni locali e settoriali, come la scuola e gli addetti agli scali aeroportuali. Se diverse sono le forme di protesta dei lavoratori, unico è il bersaglio: il governo presieduto dalla premier, Giorgia Meloni.

Nel trasporto pubblico, tanto per avere un elemento di riferimento, lo sciopero è stato indetto dalla Faisa-Confail per denunciare il fallimento delle procedure di conciliazione attivate dall’organizzazione sindacale, a settembre 2024, per affrontare le problematiche relative al trasporto pubblico locale. Tradotto: caro governo dacci più soldi. Ma quello del 10 gennaio è solo un antipasto di quello che ci aspetta nel corso del 2025.

 

Nonostante gli scontri e le precettazioni, le dure proteste dei pendolari e dei poveri turisti, ostaggi incolpevoli delle città bloccate dagli scioperi, le organizzazioni sindacali non sembrano aver cambiato atteggiamento rispetto all’uso strumentale della piazza e dell’astensione dal lavoro. Nel calendario del Garante degli scioperi, per il mese di gennaio, risultano già 45 comunicazioni sindacali pari ad altrettante giornate nere, esclusi gli stop revocati. I trasporti restano il settore regina della protesta (guarda caso il ministero guidato da Salvini, quello delle precettazioni: «Abbiamo fatto tutto il possibile per difendere il diritto alla mobilità degli italiani»...), e quindi dei disagi preannunciati. Che dello sciopero il sindacato ne stia facendo un uso strumentale (al netto dei principi costituzionali) lo dimostrano non soli i numeri dell’anno arrivato ai titoli di coda, ma sopratutto i particolari delle azioni sindacali. Nel Tpl erano 20 anni che non veniva indetto uno sciopero senza senza fasce di garanzia. Se non è questa un’azione politica...

Quanto alle cifre, nel 2024, sono stati 1.603 gli scioperi proclamati, 981 quelli revocati, per un totale di 622 mobilitazioni, un po’ più di una e mezzo al giorno, o di 51 al mese, secondo i numeri del Garante per gli scioperi. Il 2024, quindi, ha fatto registrare un aumento delle giornate di sciopero rispetto al 2023 (quando ne erano stati proclamati 1.647, revocati 1.064, per un totale di 583, circa 48 al mese) ma soprattutto l’inasprimento dello scontro sindacati-governo, protagonista per quest’ultimo il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture,

Matteo Salvini. Perché è proprio sul trasporto che il confronto tra Palazzo Chigi e organizzazioni di categoria si è fatto duro, tra precettazioni e relativi ricorsi al Tar, volendo, il governo, tutelare i pendolari e gli utenti dei mezzi di trasporto, sempre più indisponibili a subire il caos del venerdì o del lunedì. Se per Landini&Co. il braccio di ferro con il governo si gioca tutto sull’idea di fermare il Paese, il Paese reale ha dimostrato di stare dall’altra parte. E le precettazioni sono figlie di quella logica. Non a caso il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ringraziando Luigi Sbarra «per il grande e costruttivo contributo dato alla guida della Cisl» (a gennaio Sbarra lascerà l’incarico, ndr), sottolinea come il segretario uscente abbia rispettato «il ruolo e l’autonomia sindacale, senza mai trasformare la Cisl nell’appendice di una parte politica». Ovvero l’esatto opposto di Landini...

 

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