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La dittatura del politicamente corretto: le parole che non possiamo più dire

Alberto Fraja
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Prima di iniziare a leggere questo articolo, fatevi la domanda: siamo ancora liberi di pensare e di dire il cavolo che ci pare? La risposta è: no, non lo siamo A imbavagliarci sta provvedendo ormai da tempo quel maledetto virus liberticida che prende il nome di wokismo, un multiforme e disorganico campo di attivismo politico tradottosi fin da subito in cieca ideologia.

E quali sono i grandi fratelli delegati a imporre questo pensiero unico e dominante? Sono i gretini eco-invasati, gli ultrà dell’accoglienza, i gendarmi del pronome neutro, i paladini della morale altrui.

A questo punto, leninianamente, che fare? Esiste da qualche parte un katécon in grado di rallentare la corsa di questo monstrum chiamato woke? Una prima forma di difesa potrebbe essere rappresentata da questo efficace pamphlet scritto a quattro mani da Michel Dessì e Andrea Indini il cui titolo è già tutto un programma: Liberi di parlare (Giubilei Regnani, 188 pagine, 16 euro).

Il volume è concepito al modo di un glossario dei lemmi di cui temere e rappresenta uno strumento essenziale per capire il tempo in cui viviamo e per riscoprire la libertà di utilizzare termini che ogni giorno abbandoniamo per timore e paura di essere giudicati, e di finire sotto la lente dei censori. Procediamo lettera dopo lettera accennando solo alle spiegazioni degli autori per non privarvi del piacere della lettura di questo agile pamphlet.

AUTOESILIATI. Trattasi di quei soggetti iracondi che prima delle elezioni in Italia o negli Usa hanno minacciato: «Se vince Giorgia Meloni lascio l’Italia». «Se vince Donald Trump lascio gli Stati Uniti». Come replicare a costoro? Consiglio degli autori: con un sonoro «E ‘sti cazzi?», O, in alternativa, regalandogli una vagonata di Malox.

BLASFEMIA. Gesù in versione omosessuale. Maria, sua madre, lesbica. San Giuseppe, transessuale. Insomma, la Sacra Famiglia trasformata in una rappresentazione pacchiana in stile Gay Pride. Rccomandazione: non smettete mai di contestare quanti di fronte a certi scempi vi accusano di essere oscurantisti o omotransfobici.

CAMBIAMENTO CLIMATICO. Credere che l’azione dell’uomo possa essere responsabile dell’apocalisse climatica significa attribuire al genere umano più potere di quanto non ne abbia. Ma i talebani del green non lo capiranno mai. Quindi cambiate discorso, magari parlate di calcio.

DISFORIA DI GENERE. È, più o meno, il desiderio soprattutto di un adolescente di cambiare sesso. Un ghiribizzo per soddisfare il quale è necessario che il pubere blocchi la produzione di ormoni sessuali maschili e femminili assumendo farmaci (triptorelina) pericolosissimi oppure che venga sottoposto ad interventi chirurgici dalle conseguenze irreversibili di cui potrebbe pentirsi. Ebbene chiunque osi anche solo mettere in guardia queste pratiche aberranti viene accusato di omofobia. Voi tenete duro e continuate a sostenere le vostre idee.

EGEMONIA. Come avete potuto già capire dai primi lemmi affrontati in questo pamphlet, il controllo del dibattito culturale e, per estensione, del pensiero comune è in mano a pochi, almeno dal dopoguerra. Se lo fate notare salta su uno Scanzi qualsiasi che vi dice che la cultura di destra è messa male poiché costretta a brandire i soli Vittorio Sgarbi, Vittorio Feltri e Povia. Dategli dell’ignorante. Non ve ne pentirete.

FASCISMO. Mussolini ad portas! Lo gridano ogni uno due per tre le sinistre variamente assortite invitando i partigiani in servizio permanente effettivo a tornare in montagna per poi scenderne onde celebrare un 25 aprile perenne. Ovviamente sono tutte panzane di cui non mette neppure conto discutere.

GENDER. Quando un maschio si sente femmina e pretende che socialmente venga identificato come femmina. In Inghilterra hanno censito la bellezza di ventuno generi differenti. Ognuno è libero di sentirsi e percepirsi come più gli piace ma la scienza (e le persone di buon senso) non dovrebbe dimenticare che biologicamente il genere umano è diviso tra maschi e femmine.

IGIENE. Vagolano nel mondo svariati attivisti ferventemente convinti che non lavandosi, si può salvare il Pianeta Terra. Nessuno che abbia il coraggio di dire a questa gente che sono degli sciroccati, che va bene la libertà di far ciò che si vuole ma anche le narici del vicino vanno tutelate.

LGBTQIA2S+. Ovviamente spazio alla libertà di ognuno di vivere la propria sessualità come meglio crede e come meglio preferisce. Il problema nasce però quando si iniziano a confondere orientamento sessuale, genere biologico e identità di genere. Inutile cercare di farglielo capire. Da questo orecchio non ci sentono.

#METOO. Sin dall’inizio obiettivo del #metoo è stato battersi per far emergere le molestie e gli abusi commessi soprattutto sul luogo di lavoro. C’è un piccolo particolare. Molte delle denunce arrivate si riferiscono a fatti vecchi di mesi, se non addirittura anni. Inattendibili.

NATALE. Anche la festa più comunitaria dell’anno diventa, per colpa dei sinistrati, un appuntamento divisivo. Ed eccoli censurare la canzoncina del Bambin Gesù per non urtare la sensibilità degli stranieri (soprattutto musulmani) e dei non credenti mentre “bambin cucù” prende il posto di “bambin Gesù”. Il consiglio degli autori del libro: non desistete dal lottare per quello in cui credete, combattete.

ONG PRO-MIGRANTI. Oltre a favorire l’immigrazione clandestina le organizzazioni non governative fanno politica attivamente attaccando, un giorno sì e l’altro pure, quei governi che si schierano contro la delirante politica dei porti aperti e dell’accoglienza indiscriminata. Inaffidabili.

PACIFISTI. In piazza sventolano sì la bandiera della pace ma poi danno alle fiamme le bandiere nemiche e i fantocci dei leader avversari. E, sovente, tra i manifesti esposti con fierezza nei cortei, i volti dei “nemici” raffigurati a testa in giù. Inqualificabili.

QUOTE ROSA. Giorgia Meloni e Elly Schlein sono l’esempio tangibile di donne che sono riuscite ad arrivare dove volevano arrivare grazie ai loro stessi sforzi e al loro impegno in politica e non richiudendosi in questa sorta di sciocca riserva indiana.

RAZZISMO. Tutti i bianchi ne sono indiziati. Se questi, poi, sono pure sovranisti, patrioti, nazionalisti o anche solo vagamente di centrodestra, la condanna è già scritta. Per gli autori del libro non si può generalizzare. «L’essere razzista è tutta colpa della stupidità del singolo individuo che risponde per sé e non per la collettività». 92 minuti d’applausi.

SCHWA. I benpensanti dicono che la schwa aiuta a rispettare, senza fare differenze, tutti i generi presenti sulla faccia della Terra. A tal proposito Dessì e Indini manifestano il timore che a forza di imbottire scritti e discorsi di schwa, testa (e non solo...) rischiano di girare vorticosamente.

TRANSIZIONE ECOLOGICA. È il totem per antonomasia di questa decadente società occidentale. Prendete il tanto osannato Green Deal. Tutti ne parlano tessendone le lodi, ma fa comodo alla sola Cina. Si può essere più supidi noi occidentali?

UNIONE (EUROPEA). Da anni, per inseguire chimere e ideologie, le politiche comunitarie stanno portando al progressivo impoverimento del Vecchio Continente. È il caso, come abbiamo appena visto, dei provvedimenti green che hanno colpito dapprima il settore automotive, poi il mercato immobiliare e infine il comparto industriale. È una politica che finirà per mutilare interi settori che prima godevano di buona salute (la Cina, di nuovo, ringrazia)

VAGINA. Per i chierici del woke non può essere più essere chiamata così per non importunare la sensibilità dei transgender. Potremmo aggirare il rischio definendola al modo che segue: parte elastica e muscolare del tratto genitale femminile costituita da un canale fibromuscolare che serve da supporto al collo dell’utero e dell'uretra.

Z (GENERAZIONE). Per questi giovanotti un boomer è la sentina di tutti i mali. Noi rispondiamo facendo spallucce. Sapendo che questa generazione così intrisa di politicamente corretto e ideologia woke si sta velocemente annientando. La Z è una generazione persa, senza meta, senza un futuro definito. Sono quelli del “buongiorno a tutte e a tutti” o, nella peggiore delle ipotesi, del “buonasera a tutt*”.

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