Rom abusivi, la ricetta del Pd: "Paghiamo noi la corrente"
Il Pd disse: «Luce ai rom». E luce fu. Pagata dai milanesi, ovviamente. È un microcosmo dove tutto funziona al contrario quello del “Villaggio delle Rose” di Chiesa Rossa, il campo nomadi col più alto tasso di delinquenza della città, che il Comune di Milano chiuderà non prima di aver ripristinato «le condizioni di sicurezza degli impianti per la fornitura di energia elettrica», mettendo di tasca propria «in via temporanea gli oneri connessi alla fornitura di energia elettrica» e valutando «la possibile individuazione di modalità, anche di natura forfettaria, per il recupero in capo ai fruitori di tali costi».
Vista la storia di questo insediamento - quasi nessuna famiglia è in regola coi pagamenti (irrisori) delle utenze e quasi tutte hanno realizzato allacci fai-da-te -diventa più facile scommettere sulla vittoria dello scudetto del Venezia piuttosto che sulla restituzione del dovuto dai rom all’amministrazione.
Palazzo Marino, si legge tra le righe della delibera approvata appena prima di Natale, si farà carico della luce nelle casette in muratura di Chiesa Rossa perché l’abusivismo elettrico sta esponendo «gli stessi abitanti e gli operatori dei diversi servizi a un elevato rischio di incendio e di elettro-folgorazione». Un situazione talmente fuori controllo che un intervento «è necessario e non più rimandabile».
Così come fuori controllo è l’abusivismo abitativo. Oltre le 47 piazzole previste nella planimetria dell’area autorizzata nel ’99, ci sarebbero una decina di immobili fuorilegge che - ammette il Comune - andrebbero anche a «occupare in modo del tutto irregolare e improprio anche spazi comuni e porzioni dedicate ad attività collettive e al transito, condizionando la regolare circolazione dei mezzi, anche di soccorso».
L’illegalità dilagante- sempre usando le parole messe nero su bianco nella delibera per il superamento del campo- «ha determinato problematiche connesse alla non adeguatezza degli impianti fognari progettati e realizzati per un numero inferiore di persone presenti, con conseguenze negative che, nonostante ripetuti interventi di manutenzione e pulizia degli stessi, hanno causato frequenti sversamenti di liquami in superficie, a discapito delle condizione di salubrità dell’area».
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PETIZIONE DEL VILLAGGIO
Eppure, nonostante uno scenario da terzo mondo, la comunità rom di Chiesa Rossa (circa 250 persone originarie dell’est Europa, di cui quasi la metà bambini) non ci sta. «Non chiediamo assistenza né case popolari. Chiediamo solo di rimanere nelle nostre abitazioni, affrontando e risolvendo i problemi che ci ci sono, proponendo una soluzione concreta e condivisa per trasformare il Villaggio in un modello abitativo innovativo e sostenibile», scrivono in una petizione pubblicata su charge.org per dire “no” alla chiusura dell’insediamento che - udite udite - per i nomadi significherebbe «sprecare risorse pubbliche enormi».
Ma non è tutto. I rom chiedono al Comune la concessione del terreno su cui attualmente vivono a una «cooperativa di abitanti che manterranno e svilupperanno un modello abitativo ecologico, dignitoso e comunitario». Nella petizione c’è poi spazio anche per un auto-elogio. «Le famiglie del Villaggio sono attive e intraprendenti: molti lavorano in attività specifiche come la raccolta del ferro e altri mestieri tradizionali, garantendo autosufficienza economica e dignità. Il Villaggio rappresenta un esempio di comunità coesa, dove ogni famiglia ha investito le proprie risorse per costruire le abitazioni prefabbricate».
Per Filippo De Bellis, consigliere del Municipio 5 in quota Forza Italia, i numeri però non mentono e «dimostrano come il campo rom di Chiesa Rossa sia un fortino non solo dell’illegalità ma anche dello spreco di soldi pubblici». Guardando agli ultimi dati disponibili, quelli del primo semestre del 2021, le famiglie del Villaggio delle Rosse hanno corrisposto al Comune solo 4.927 euro a parziale copertura dei costi delle utenze. «Considerando il canone agevolato, il Comune di Milano ha subìto una perdita, solo nei primi sei mesi del 2021, pari a circa 52mila euro. Questo mancato pagamento è proseguito anche nel corso degli ultimi tre anni, quantificando una perdita complessiva, a partire dall’anno 2015, pari a oltre 1,5 milioni di euro», analizza l’azzurro. Che attacca: «È inaccettabile che il Comune proceda a eseguire ulteriori interventi senza prima regolarizzare i pagamenti dei residenti del campo che, per la maggior parte sono cittadini italiani e che, come tali, devono essere sottoposti alle stesse procedure di assegnazione degli alloggi pubblici senza avere corsie preferenziali». Anche i nuclei abusivi potranno aspirare a un appartamento...
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