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Il caos francese, l'utopia rossa e il nostro panettone

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Un altro governo-minestrone in Francia è uscito dal pentolone del presidente-alchimista Emmanuel Macron, l’esecutivo guidato da François Bayrou s’aggiunge al mosaico del declino del progressismo in Occidente. Anche dove ha vinto e governa, la sinistra sta incontrando una realtà che non corrisponde alle sue illusioni, nel Regno Unito il Labour ha preso i voti, ma il premier Keir Starmer ha un problema di crescita economica e fiducia da parte del mondo delle imprese, come sottolinea Martin Wolf sul Financial Times. Della Germania vediamo la spaventosa caduta politica e industriale, l’indice Ifo sul clima economico è al livello più basso dal maggio 2020, la strage di Magdeburgo è un asteroide piombato sulla campagna elettorale, Socialdemocratici e Popolari sono picconati da movimenti che premono a destra (AfD) e a sinistra (Bsw), il voto di febbraio è un poker al buio.

Attraversiamo l’Atlantico, negli Stati Uniti Donald Trump ha travolto Kamala Harris e spento il telecomando di Barack Obama, i democratici sono in stato di shock, Trump è un presidente eletto che si muove come se fosse già in carica, Mar-a-Lago è la nuova Casa Bianca, in attesa dell’Inauguration Day del 20 gennaio. In Canada, il secondo Stato più esteso del mondo dopo la Russia, Justin Trudeau sta colando a picco nei sondaggi, la sua fortuna si è esaurita.

L’utopia della sinistra sta collassando, la quota di produzione mondiale dell’Unione europea negli ultimi 40 anni è passata dal 31% al 16%, è destinata a calare ancora. Le foto dei vertici internazionali ingialliscono in fretta, tra i leader del G7, solo Giorgia Meloni è ancora in sella e ha la prospettiva della “longue durée”, il tempo lungo al potere che forgia i cicli storici. L’Italia ha un grande potenziale inespresso, una manifattura diversificata e rapida nel reagire alle crisi, un settore pubblico imponente (652 miliardi di entrate e 902 miliardi di spese, di cui 328 miliardi per rimborso prestiti), i 122 miliardi del Pnrr e i fondi europei sono fondamentali per sostenere la produzione. In questo scenario, un quadro politico stabile è un vantaggio competitivo da non sprecare. Il 2024 è stato un anno di ferro e fuoco, guerra senza pace, mangiamo il panettone e aspettiamo il 2025, finora ci è andata meglio di quanto si poteva immaginare. Buon Natale.

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