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Salvini e Open Arms, Gasparri inchioda la sinistra: "Quel voto in aula solo per vendetta"

Pietro De Leo
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C’è un altro protagonista politico del processo Open Arms, che ha visto Matteo Salvini assolto in primo grado l’altro ieri a Palermo. Ed è Maurizio Gasparri. L’attuale capogruppo di Forza Italia in Senato, infatti, nella scorsa legislatura presiedeva la giunta per le elezioni e le immunità di Palazzo Madama. In quelle vesti, redasse una relazione in cui si analizzava l’atteggiamento di Salvini sulla questione Open Arms, concludendo che non v’era nulla di illegale e di difforme rispetto ai principi istituzionali. «Avevo ragione io», scrive Gasparri sui social e lo ripete anche al telefono con Libero.

Dunque, senatore, ora sarà contento che c’è stata assoluzione. 
«Io sono profondamente indignato per quanto accaduto. Tutto questo ha richiesto più di 4 anni di procedure, l’istruzione di un processo, costi, personale. E vogliamo considerare il danno che ha subito Salvini, con lo stillicidio alla propria immagine? E anche il danno che ha subito l’Italia, dipinta come un Paese che ha dei ministri torturatori. Quanto accaduto è inaudito».
Proviamo a ricostruire. Partiamo dalla relazione. 
«La legge prevede che in caso di ipotesi di reati di ministri sia una giunta apposita nella Camera di appartenenza, dunque in questo caso il Senato, a dover compiere una valutazione dei fatti per autorizzare il processo. Lo scopo dell’accertamento è duplice, vedere se una condotta rientra nelle funzioni del ministro, valutare il preminente interesse pubblico di quella condotta. Non è che un ministro sia immune da qualsiasi conseguenza: se viene beccato, faccio un esempio per assurdo, a rubare le caramelle in Autogrill è chiaro che quello è un reato punibile, perché non è connesso alla funzione di ministro. Nel caso in questione, nella relazione, con approfondite motivazioni giuridiche, dimostrai che Salvini aveva agito per giustificate ragioni di sicurezza, controllo dei confini... era un preminente interesse pubblico, e la Giunta infatti approva la relazione. Eravamo a fine maggio 2020».
Poi, però, quella relazione venne bocciata dall’Aula e di fatto si diede il via libera al percorso che portò al processo contro Salvini. 
«In Aula, a luglio, prevalsero i voti contrari a quella relazione, 149 mentre i favorevoli furono 141. C’era stato il caso Diciotti, qualche tempo prima, molto simile, e il Senato aveva detto no al processo. Nel frattempo, però, era cambiato il governo. Il Movimento 5 Stelle era passato dall’alleanza con la Lega all’alleanza con il Pd, e dunque hanno scelto l’uso politico della giustizia, una responsabilità molto grave. In tanti hanno responsabilità in questa vicenda. I magistrati che hanno voluto il processo, la procura di Palermo, retta prima da Lo Voi e poi da De Lucia. L’accusa aveva chiesto 6 anni. Io non smetterò mai dirlo, in tutte le sedi possibili. Porterò con me la lista di chi votò contro la relazione, tutto il M5S, tutto il Pd ad eccezione di Pierferdinando Casini. E non mi dicano che voglio fare le liste di proscrizione. I verbali sono pubblici, può rintracciarli su internet anche un bambino di dieci anni, sveglio».
L’impressione è che si sia creato un precedente pericoloso: la sindacabilità giudiziaria di un atto politico. È così? 
«Sì, esattamente così. La sinistra ha fatto in modo che fosse sottoposto a processo un comportamento che solo noi in Parlamento dovevano giudicare. In quel caso, infatti, era evidente che fosse un atto conforme ai principi di sicurezza. Quelli che hanno votato contro la mia relazione lo hanno fatto per puro spirito di vendetta, indebolendo le autorità di governo e sottoponendo un atto politico perla sicurezza del Paese a un lungo e dannoso giudizio della magistratura, alla fine evaporato».
La sinistra venerdì sera ha avuto una reazione di questo tenore: rispettiamo le sentenze, ma per noi la condanna politica resta. Come la vede? 
«Dicono così, ma peccato siano stati proprio loro ad aver provocato un processo alle idee. In questa vicenda hanno dimostrato tutto il loro spirito stalinista, pensando che “Loro”, e lo scriva con la maiuscola mi raccomando, abbiano i crismi per giudicare i comportamenti non conformi alle loro idee. Sono stalinisti dentro, non si smentiscono mai».

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