Open Arms, Salvini rivela: "Chi mi ha scritto da sinistra dopo l'assoluzione"
"Sono stati tre anni impegnativi, ma è il riconoscimento che una politica seria di contrasto all'immigrazione clandestina non solo è legittima ma è doverosa": il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, lo ha detto a margine di un incontro con i cittadini a largo Argentina a Roma, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla sentenza di assoluzione nel processo Open Arms. Le accuse nei suoi confronti erano di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. "È una sentenza giusta, che mi attendevo, ma è un processo che è costato diversi milioni di euro. Pare che la Ong voglia fare appello. Ieri avevano i musi lunghi", ha sottolineato il leader della Lega. Che poi ha rivelato: "Mi hanno fatto piacere tanti messaggi ricevuti anche da politici di sinistra: sindaci, governatori, parlamentari, ex ministri. Un conto è la battaglia politica, un conto è volere il male degli altri, io non riesco ad augurarmi di vedere Renzi, la Schlein o Conte in galera. Neanche se mi sforzo ci riesco, mi spiace che di là qualcuno ci sia".
Salvini, inoltre, ha spiegato che non si è mai trattato di "una prova di forza" all'interno del governo, "semmai era una prova nei confronti di associazioni straniere finanziate da personaggi come Soros e compagnia, che finanziano la distruzione della nostra identità. Giorgia è stata la prima a chiamarmi ieri", ha poi aggiunto riferendosi alla premier Meloni. In ogni caso, è tanta la soddisfazione per l'assoluzione. "Oggi è una bella giornata, per l'Italia innanzitutto - ha detto ancora il ministro - perché una condanna avrebbe significato che scafisti e trafficanti di tutto il mondo avrebbero saputo dove portare i loro loschi traffici. Dopo anni di polemiche, un tribunale ha riconosciuto che ho fatto il mio lavoro come ministro".
Il segretario del Carroccio ha confessato anche come questa sentenza lo abbia ripagato "di tante amarezze". Infine, ironizzando sulla domanda su un suo eventuale ritorno al Viminale, ha risposto: "Sto bene dove sto, per ora… Quello che ho fatto al ministero dell'Interno è stato assolutamente corretto. Se qualcuno negli anni scorsi ha pensato: 'non puoi tornare al Viminale perché sotto processo, sei potenzialmente un criminale'… Questa cosa cade. Detto questo al Viminale c'è Piantedosi, un amico, un fratello, non corro per sostituirlo".