Open Arms, Laura Boldrini insiste: "Salvini assolto? Resta la condanna morale"
Quelli che rosicano, quelli che andarono per bastonare (giudiziariamente, sì intende) e tornano a casa bastonati, in questo venerdì pre natalizio. Il processo Open Arms segna in primo grado l’assoluzione per Matteo Salvini, per insussistenza dei fatti contestati. Tessera di un puzzle di una conflittualità intorno al tema immigrazione in cui le Ong vestirono la maglia politica contro il “villain”, il cattivo che sedeva al Viminale nel 2018 e 2019. Qualcuno a sinistra (Movimento 5 Stelle) voltò le spalle dopo il cambio d’alleanza con la Lega e in tanti, sempre da quel lato, pensarono di fare quel che fanno da trent’anni: gettare sull’avversario di turno la bomba H giudiziaria. Intanto, ieri sera masticava male la controparte diretta del Ministro, la Ong Open Arms, in questi giorni peraltro impegnata in una campagna social con sapiente utilizzo dell’intelligenza artificiale. Nelle “card” si vedono Donald Trump, Santiago Abascal ed Elon Musk mentre lottano contro le onde del mare, con il giubbotto salvagente. E lo slogan è «salveremo anche te».
Ieri, dopo la sentenza, il fondatore Oscar Camps commentava: «Il dispiacere è soprattutto per le persone che sono state private della loro libertà. Aspettiamo le motivazioni dei giudici, per valutare se appellare la sentenza come speriamo anche la Procura della Repubblica. Conquesto processo, che è unico nella storia italiana ed europea, abbiamo voluto restituire dignità alle 147 persone trattenute a bordo e private della loro libertà per 20 giorni». Poi c’è Luca Casarini, capomissione della Mediterranea Saving Human e volto noto degli spericolati anni da no-global, che torna a fare l’antisistema: «L’assoluzione di un potente non è una notizia che sorprende. Che le sofferenze procurate a innocenti da parte di un potente non siano considerate reato, nemmeno. Mi sembra tutto nella norma, niente di così strano». Poi c’è tutto il gruppone della sinistra, che in questi anni si è fregato le mani a ogni udienza e confidava nel buon vecchio mascariamento dell’avversario politico da mettere sotto l’albero. Invece no. Da quelle parti si finge indifferenza per il pronunciamento di Palermo, perché tanto loro hanno sempre il tribunale di riserva, quello morale, in base al quale ovviamente Salvini è già bello che condannato.
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Lo dice chiaro e tondo la deputata Pd Laura Boldrini: «Rispettiamo le sentenze, sempre, i giudici e il loro lavoro. Ma la politica non si fa nelle aule di tribunale. Non cambia, quindi, la condanna morale e politica sull'inaccettabile condotta del ministro Matteo Salvini quando, nel 2019, lasciò al largo di Lampedusa, per 19 giorni, 147 persone salvate dalla nave Open Arms». La Segretaria dem Elly Schlein fa la gnorri, e anzi tenta la spericolata operazione di buttare la palla in campo avverso: «La nostra critica alle scelte di Meloni e Salvini oggi come ieri è tutta politica e non cambia di un millimetro perché è sulla politica che li batteremo. Le sentenze si rispettano sempre, a differenza di quanto fa la destra, e la nostra dura opposizione alle loro scelte continuerà». Insomma, Salvini assolto, ma comunque è colpa “della destra”. Linea compatibile con quella dell’alleato Nicola Fratoianni, di Alleanza Verdi Sinistra: «Noi siamo abituati, a differenza della destra italiana a rispettarle le sentenze. Questo non cambia di una virgola il nostro giudizio politico sulle scelte di allora e sulle scelte di oggi».
Sempre da quelle parti, val la pena citare la reazione dell’eurodeputato Leoluca Orlando. All’epoca di Salvini ministro dell’interno era sindaco di Palermo e con lui ingaggiò aspri duelli polemici. L’assoluzione, secondo lui, «non può prestare il fianco a facili strumentalizzazioni. Questa vicenda non deve e non può rimanere chiusa nelle aule di un tribunale. Richiama a una precisa responsabilità etica e politica». La linea politica della sinistra è chiara: ora dicono che per loro il fatto giudiziario non è importante, e però quando si trattò di mandare Salvini a processo non esitarono a farlo con il voto in Parlamento. Non sono gli stessi protagonisti, mai partiti sì. In generale, però, la sommità del podio va a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio del Salvini ministro dell’interno, che oggi torna a calzarsi l’aureola professorale: «I giudici sono un potere autonomo, è bene che tutte le forze di centrodestra lo tengano ben presente quando pensano di aver ragione e quando hanno un’opinione contraria. Prendiamo atto di questa sentenza, va rispettata e potrà essere commentata quando sarà depositata. Io quel che ho detto l'ho detto da testimone». Lezioncine di Natale.