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Centri in Albania, il governo vince in Cassazione

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Alessandro Gonzato
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 Questa la parte della sentenza della Cassazione che la sinistra non ha letto: «Spetta al circuito democratico della rappresentanza popolare», cioè al governo, «la scelta politica di prevedere, in conformità alla disciplina europea, un regime differenziato di esame delle domande di asilo per gli stranieri che provengono da Paesi di origine designati come sicuri». Dunque il giudice «non può sostituirsi al ministro degli Esteri» né «può annullare con effetti erga omnes il decreto ministeriale». Significa che i “Paesi sicuri”, se non sono in contrasto con le disposizioni europee, li decide l’esecutivo votato dai cittadini, e che se nelle prossime settimane la Corte di Giustizia Europea decidesse ad esempio che l’Egitto è a tutti gli effetti un “Paese sicuro”, così come il Bangladesh – per citare solo i due al centro delle contestazioni sul trasporto dei migranti in Albania – allora non ci potrebbero più essere obiezioni da parte delle opposizioni né dei singoli magistrati.

Questa invece la parte della sentenza a cui la sinistra si appella: recita che il giudice «può valutare la sussistenza dei presupposti di legittimità di tale designazione, ed eventualmente disapplicare in via incidentale il decreto ministeriale recante la lista dei Paesi sicuri». Il governo, lo ricordiamo, aveva presentato ricorso contro le mancate convalide dei trattenimenti dei migranti in Albania, e il caso è esploso dopo l’intervento dei giudici di Roma e Bologna sui centri di Gjader e Shëngjin. Nell’udienza che si è tenuta nei giorni scorsi il procuratore generale ha chiesto di sospendere il giudizio sul “caso Albania” in attesa che si pronunci la Corte di Giustizia Ue. Nel frattempo i magistrati si sono pronunciati sulla vicenda che riguarda un singolo richiedente asilo. Veniamo alle reazioni politiche.

 


«La sentenza della Cassazione», dichiara Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, «conferma semmai ve ne fosse bisogno ciò che noi diciamo fin dall’inizio, che i provvedimenti dei giudici possono produrre effetti limitatamente ai singoli casi. I magistrati», continua Bignami, «non si possono sostituire al ministero degli Esteri nel valutare quali siano i Paesi sicuri, ma devono condurre una verifica caso per caso. Questo, piaccia o no ai magistrati di sinistra, esaurisce il potere del giudice all’adozione di provvedimenti disapplicativi limitatamente al caso a lui sottoposto. Si stratta», conclude il capogruppo di Fdi, «di uno dei princìpi di diritto che insegnano al primo anno di giurisprudenza e sorprende che sia dovuta intervenire la Cassazione a ribadirlo a giudici che evidentemente avevano finalità politiche».


All’attacco, invece, il portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli: «Questo esecutivo calpesta la legge e tenta di delegittimare la magistratura». Bonelli parte per la tangente: «Solo nei regimi un governo può ritenersi al di sopra della legge e sostituirsi alla magistratura come sta accadendo in Italia». Il leader pentastellato Giuseppe Conte, lo stesso che aveva firmato i “decreti sicurezza” di Matteo Salvini poi strappati pur di rimanere al governo col Pd, l’ex premier, dicevamo, tuona: «Credo che su questo punto il governo continui a fare propaganda». Contrattacca Sara Kelany, che di Fdi è la responsabile nazionale del dipartimento Immigrazione: «La sinistra ormai pur di contestare il governo arriva a dare letture completamente falsate anche delle sentenze della Cassazione. Su ogni singolo caso, i giudici possono verificare se esistono i presupposti per la concessione dell’asilo o per il trattenimento. Purtroppo questo non è accaduto in moltissime sentenze dei tribunali che hanno annullato i trattamenti e che si sono rivelate dei manifesti ideologici».

 

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