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Maurizio Landini, ecco quanto guadagna al mese mister "rivolta sociale"

Andrea Tempestini
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Maglioncino nero, camicia e canotta bianca d’ordinanza, indice (spesso entrambi gli indici) sempre puntati in favor di telecamera, occhialone squadrato e ghigno invariabilmente rabbioso, martedì sera ci siamo sciroppati la solita intemerata tv di Maurizio Landini. A DiMartedì il segretario della Cgil, tra uno «sssìopero!» e l’altro, sale rovinosamente sudi giri quando viene chiamato a commentare la proposta (poi ritirata quasi in toto), di equiparare lo stipendio dei ministri non parlamentari a quello dei colleghi con uno scranno in Parlamento.

«Lei capisce perché aumenta la gente che non va a votare? Si rende conto perché?», furoreggia Landini tra gli applausi del pubblico di Giovanni Floris. Populismo e pop-corn, sin dalle premesse. Nessun tipo di riflessione un pizzico strutturata sulla disaffezione al voto che unisce tutte le democrazie più evolute (l’Italia si sta allineando): il fenomeno viene subito derubricato a conseguenza del saccheggio della Casta. «Glielo dico io perché non votano», riprende mister Cgil, ci tiene parecchio a darci la sua risposta. «Ci sono 4 milioni e mezzo di persone in Italia, il 74% sono donne, che sono obbligate a fare il part-time involontario, cioè a dover lavorare 20 ore. Sa quanto prendono queste persone all’anno? Non arrivano a 11mila euro, è chiaro?» (gli indici puntati roteano impazziti, il ghigno è sempre più incarognito). «E qui si sta parlando di un aumento di 7mila euro», che nel frattempo era già sparito dai radar, «quando c’è gente che lavora tutto l’anno e prende 11mila euro! Capisce perché uno gli viene voglia della rivolta sociale? Capisce perché c’è bisogno di non accettare queste diseguaglianze?». Arieccolo l’incendiario della «rivolta sociale», nozione che lo eccita a tal punto da fargli dire, testuale, che «uno gli viene voglia».

 

Tant’è, in sintesi: la «gente» non va più a votare perché guadagna troppo poco mentre i politici pensano ad aumentarsi lo stipendio. Un sillogismo, già scricchiolante, reso ancor più scivoloso dal fatto che se tanto ci dà tanto, secondo Landini, risulta superfluo votare anche per la parte politica che lui rappresenta pur senza essere (ancora) un candidato. Un autogol, quello di mister Cgil, reso ancor più evidente dalla sua busta paga, consultabile sul sito del sindacato (a populismo e pop-corn si risponde con simile moneta). L’ultimo cedolino è quello di settembre 2024: netto in busta 4.021 euro. Le mensilità precedenti dell’anno in corso oscillano dal minimo di aprile, 3.893 euro, ai 4.143 euro di giugno. Ma a giugno il segretario incassa anche una ricca 14esima, la mensilità più “pesante” dell’anno, 4.251 euro. Sevi interessa farvi un’idea su quanto incasserà Landini in questi giorni si può consultare il cedolino di dicembre 2023: tra stipendio e 13esima, complessivamente, 8.786 euro netti in busta.
E nel 2024, ragionevolmente, incasserà anche qualcosa in più: lo scorso settembre la retribuzione è lievitata di 257 euro lordi. Un ritocco all’insù dovuto a una modifica delle condizioni contrattuali (per i soli dirigenti) approvata dall’assemblea generale Cgil: la vicenda fu rivelata a inizio novembre dal Giornale e creò qualche imbarazzo al segretario. Già, Landini s’infervora per gli stipendi fermi al palo, categoria a cui però il suo, di stipendio, non appartiene.

 

Certo, i parlamentari guadagnano tanto, in certi casi sicuramente troppo. Ma anche Landini guadagna molto: se spalmiamo il totalone su 12 mensilità, fanno all’incirca 4.800 euro netti al mese. Nota statistica: il segretario guadagna 4,2 volte quel che prende il dipendente Cgil meno retribuito e 4.661 lordi mensili in più rispetto alla media di tutte le fasce reddituali previste dai contratti del sindacato. E insomma ci vuole un po’ di pelo sullo stomaco a urlare con indici roteanti che «uno gli viene voglia» di rivolta sociale se a fine mese ti arriva quel bonifico. Forse è rivolta sociale contro se stesso: non basta la canotta bianca per travestirsi da “popolo”.

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