Perché i tecno-capitalisti preoccupano Mattarella
La grande preoccupazione di Sergio Mattarella per le nuove tecnologie digitali, e soprattutto per il potere che esse danno a chi le controlla, è relativamente recente. Non l’interesse per l’argomento, però: quello c’è sempre stato. A differenza di tanti italiani della sua generazione, il capo dello Stato ha seguito con interesse anche per evidenti ragioni istituzionali - l’evoluzione degli strumenti usati dall’uomo e il loro impatto sui mondi del lavoro, dell’istruzione e della politica. E sino a non molto tempo fa, nelle sue valutazioni prevaleva la fiducia.
Nel febbraio del 2019, ad esempio, e quindi durante il suo primo mandato, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’università Luiss, parlando di intelligenza artificiale, si mostrò assai ottimista. Intervenendo dopo che il professor Giuseppe Francesco Italiano (un’autorità della materia) aveva illustrato gli sviluppi possibili di questa rivoluzione tecnologica, il presidente della repubblica disse: «Io non condivido quel filo di inquietudine che alcuni avvertono di fronte a queste prospettive.
Non credo che, accanto all’aspetto affascinante, vi sia qualche profilo inquietante. Il progresso, comunque sia, è altamente positivo e da cogliere in tutta la sua valenza positiva. Naturalmente tenendo sempre conto del senso dei risultati, dei limiti dei risultati, dell’esigenza di regolarli» (...)
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