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Ernesto Maria Ruffini tradito da fretta e presunzione: attorno a lui c'è già il gelo della sinistra

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Il «papa straniero» con lo «sguardo timido», come lo aveva definito un’agiografica Repubblica nemmeno una settimana fa, il navigatissimo conoscitore dei segreti dei palazzi e salvatore annunciato del mondo cattolico di sinistra, è già sparito dalle cronache. Al suo posto è apparso un neofita della politica che in pochi giorni ha commesso tutti gli errori possibili, riuscendo ad alienarsi la fiducia di tanti che avevano lavorato per lui. Cominciando da Romano Prodi, che dei sedicenti “cattolici adulti” (quelli che al mattino vanno in Vaticano e alla sera stringono alleanze con chi vuole il diritto all’aborto garantito in Costituzione) è il capostipite e la chioccia.

L’errore stava nel manico: Ernesto Maria Ruffini, ormai ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, di timido non ha nulla. Il suo principale difetto, come racconta chi lo conosce, è semmai quello opposto: il peccato di hubris, una eccessiva arroganza, la presunzione di poter far tutto da solo e meglio degli altri. (...)

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