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Giuseppe Conte ad Atreju: "Mai cespuglio del Pd. Ero pronto a ritirarmi"

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C'è anche Giuseppe Conte ad Atreju. In occasione della festa dei giovani di Fratelli d'Italia, il leader del Movimento 5 Stelle viene intervistato da Mario Sechi. Al suo ingresso sul palco Emanuele Prisco, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, spiega rivolgendosi alla platea: "Chiariamo subito le regole di ingaggio: Atreju è il luogo del confronto, è il luogo in cui le idee si confrontano, anche quelle diverse dalle nostre. Nessun ospite è stato mai fischiato, nessuno è mai stato cacciato, tutti sono stati sempre accolti e rispettati". Conte a quel punto replica: "Vorrei rassicurarvi: ho visto che regole di ingaggio sono non fischiare, applaudire soltanto. Per carità, mi preoccuperei se dovessi andar via da qui senza neppure un fischio. Sentitevi liberi, io sono per il dialogo, confrontiamoci liberamente. Potete manifestare dissenso su quello che dico. Perché ho accettato di venire? Perché io sono venuto anche da presidente del Consiglio, quando FdI non era tra i partiti più consistenti, era un po’ in basso nella scala del consenso, però anche in quella occasione ho accettato senza tentennare, l’invito di Giorgia Meloni. Credo che sia un dovere confrontarsi".

Conte torna a parlare delle tensioni che si respirano nella sua forza politica, con Beppe Grillo quasi messo alla porta. "Chi ha seguito bene la vicenda interna a M5s sa che io non ho sfidato Grillo, è lui che ha sfidato la comunità - tiene a precisare -. Se avessi perso mi sarei ritirato, non potevo rimanere lì. Mi sono messo in discussione e non avrei potuto che rassegnarmi. Non ha vinto Conte ma la base. È la comunità che ha detto a Grillo stai sbagliando". 

Dal palco del Circo Massimo, l'ex premier fa i nomi della "nuova" squadra: "Chi avrò? Quelli che non hanno mai abbandonato il Movimento, che hanno rispettato le regole del doppio mandato, e si sono messi a disposizione. Nomi? Fico, Taverna, Crimi, e tantissimi altri". A quel punto, incalzato dal direttore di Libero, si sofferma sulla sua posizione politica: "Se sono di sinistra? Se sinistra oggi significa di combattere il governo attuale nel solo nome dell’antifascismo, non ci sto. Non applaudite troppo vi prego… Se sinistra significa che puoi accogliere tutti quanti indiscriminatamente, io non ci sto. Se significa preoccuparsi solo di chi vive nei quartieri bene, nella Ztl, io non ci sto". Da qui la precisazione: "Attenzione, la comunità del M5s ha preferito la definizione progressisti indipendenti. Noi abbiamo una visione diversa e alternativa da quella della destra e lavoriamo per costruire una alternava di governo. Siamo convinti che bisogna combattere le tante ingiustizie che ci sono nel paese. Questa la vocazione originaria del M5s".

Insomma, campo largo ma fino a un certo punto. Il motivo? "Non saremo mai il cespuglio e il junior partner di nessuna forza politica. Anche prima della Costituente l'ho sempre detto noi non siamo per un'alleanza strutturale e organica ad esempio con il Pd o con altre forze perché questo snaturerebbe le nostre battaglie. Noi vogliamo fare nostro percorso e a tempo debito vedremo se ci sono i presupposti, come ci auguriamo, per costruire un'alternativa di governo seria, credibile e solida".

Poi la domanda sulle dimissioni di Ernesto Maria Ruffini, ormai ex direttore dell'Agenzia delle Entrate. Domanda alla quale il Cinque Stelle non attende a rispondere: "Noi in questo momento ci siamo completamente rinnovati. Il fatto che si parli di nuove forze politiche ci sta. Io conosco Ruffini come tecnico, bravo fiscalista e tributarista. Se domani mattina nasce qualcosa e prendono i voti, é la legge della competizione. Diciamo che la sensazione é che sia una di quelle operazioni nate a tavolino dal Pd, che pensa di avere tante forze intorno per poter costruire il senso di una coralità con tanti corollari intorno". Sulla fusione di Stellantis, invece, Conte precisa che "Elkann me la venne a portare come cosa fatta". Se si fece a mia insaputa quando ero premier? "Certo, è una impresa privata, stiamo parlando di una multinazionale".

 

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