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Una élite immobile continua a remare contro il Paese

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L’Italia a due velocità esiste. Da una parte c’è una nazione che coglie l’attimo, naviga con il vento poppa, inventa, esporta, costruisce e fa sognare il mondo; dall’altra ci sono gli scioperi del venerdì, i tribunali che si sostituiscono alla politica, un sistema di “rentiers” che, vivendo di rendita, frena le riforme, rifiuta l’innovazione, disprezza la competizione e il merito.

Il via libero del Tar allo sciopero nei trasporti iniziato ieri non è solo una clava politica usata contro il ministro dei Trasporti Matteo Salvini - che con la precettazione voleva far prevalere il buonsenso - fanno parte della liturgia dello status quo. Non a caso sono difesi dai cantori del declinismo dell’Italia, dalla magistratura irriformabile, dalla sinistra e dai mandarini dell’alta burocrazia, dal piccolo establishment finanziario e dal salottino editoriale. Sono rappresentanti di una élite immobile che ha perso il contatto con il popolo, lo detesta, lo considera immaturo e ignorante, dunque nocivo per la democrazia, che considerano buona solo quando sono loro a vincere le elezioni (...)

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