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Leonardo Caffo? Donne, schiaffi e veleni: esplode il salottino rosso, nel mirino c'è Schlein

Tommaso Montesano
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Caffo capitolo 2: “Psicodramma a sinistra”. Il ritorno del grande classico. Ovvero la faida a sinistra, il “frazionismo”, le accuse incrociate tra compagni. Un passo indietro: Leonardo Caffo, lo scrittore e filosofo à la page, che va (andava) per la maggiore nei salotti progressisti, portato in palmo di mano dalla scrittrice Chiara Valerio, a sua volta stella del firmamento intellettuale radical chic, si è beccato una condanna a quattro annidi carcere per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi ai danni della sua ex compagna. Il problema, origine della faida, nasce dal fatto che Caffo doveva essere tra gli ospiti di punta del festival Più libri più liberi, a Roma, curato dalla stessa Valerio e dedicato a Giulia Cecchettin. Che si è guardata bene, nonosante il processo in corso, dal dire alcunché sulle violenze. Alla faccia dei movimenti femministi e del celebre #MeToo.

E qui si arriva alla faida, alle recriminazioni, alla guerra intestina. Tanto per cominciare su Instagram Paola Belloni, nota per essere la compagna di Elly Schlein, ha postato nelle stories la notizia della condanna di Caffo con la seguente didascalia: «Per questo, e per altri motivi di cui continueremo a scrivere e a parlare, è una priorità tutelare delle (sic) donne che denunciano. E liberare gli spazi pubblici dai loro potenziali abuser». Già questo basterebbe per descrivere l’imbarazzo che regna a sinistra, visto che quella di Belloni suona come una presa di distanza da Valerio, considerata molto vicina proprio a Schlein.

 

 

Andiamo oltre. Sulla Stampa, Simonetta Sciandivasci firma un commento al vetriolo sulla stessa Valerio. Tanto per cominciare riportando la difesa d’ufficio della scrittrice nel corso del programma Propaganda Live, dove si è trincerata dietro l’articolo 27 della Costituzione, quello sull’imputato che «non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Apriti, cielo: «Chiara Valerio non ha mai preso parola sull’accaduto, ha condotto la fiera come se niente fosse, non si è sentita in dovere di spiegare che per Caffo ha deciso che doveva valere la Costituzione e basta, cancellando completamente un altro principio che invece il suo stesso lavoro di intellettuale, in questi anni, l’ha portata a spiegare a caldeggiare».
Ovvero quello del «ti credo, sorella»; quello dei «movimenti femministi», appunto, e del «#MeToo».

Dalla Stampa a Domani. L’imputato è sempre Valerio (difesa invece da Roberto Saviano). Il filosofo Gianfranco Pellegrino firma un’analisi, richiamata in prima pagina, dal titolo eloquente: «La condanna di Caffo è un monito. E non solo per Chiara Valerio». Scrive Pellegrino: «Dovremmo cercare di immaginare i sentimenti dell’altra parte coinvolta in questo processo, l’ex compagna di Caffo, o magari anche del padre di questa donna. Come si sentono adesso queste persone? E come si sarebbero sentite se questa sentenza fosse giunta, come voleva Chiara Valerio, a pochi giorni dalla lezione di Caffo sull’anarchia (un riferimento all’argomento del libro dello scrittore, ndr) a Più Libri più Liberi?». E ancora: «Come si sente Chiara Valerio, che ha usato molte argomentazioni, tutte astratte e razionali, per difendere la sua scelta di dare un palco a Caffo, prima di recedere piuttosto maldestramente?».

Il dibattito infuria. Su mowmag.org, l’editore Andrea Crisanti de Ascentiis - Ago edizioni - illustra i motivi per i quali Valerio dovrebbe lasciare Più Libri più Liberi: «La richiesta di dimissioni di Chiara Valerio non è figlia di un desiderio rivoluzionario, di ghigliottine da fine ancien régime. È una richiesta opportuna da parte di chi pensa che non possa essere al suo posto chi invita un imputato per maltrattamenti nell’edizione – come quella dell’anno precedente – dedicata a Giulia Cecchettin». Nota bene: i piccoli editori, come Crisanti de Ascentiis, lamentano in fiera una contrazione delle vendite tra il 25 e il 40%.

Si tratta di parole che seguono le sferzate, su X e lo stesso mowmag.org, dello scrittore Fulvio Abbate il giorno della condanna di Caffo. «L’insofferenza, la contrarietà, il fastidio, il rifiuto politico e umano della gestione di Chiara Valerio viene manifestato da molti autori»; «ora siano pretese le dimissioni immediate di Chiara Valerio»; «non è vero che tutto va ben, madama la marchesa». Ieri alla lista si è aggiunta la regista Margherita Ferri, fresca di diserzione della fiera d’accordo con lo scrittore Carlo Lucarelli: «Abbiamo fatto bene, a prescindere, a rinunciare a partecipare. L’edizione è stata dedicata a Giulia Cecchettin, ma il focus si è spostato su colui che oggi (martedì, ndr) è stato confermato un aggressore. Sono delusa da Chiara Valerio, perché è un intellettuale di riferimento femminista che sta portando avanti le parole di Michela Murgia. Ad oggi non ho capito le sue motivazioni». E la faida continua.

 

 

 

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