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Elly Schlein minaccia: "Agli operai ci penso io"

Alessandro Gonzato
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Brugola e martello. Alla Schlein manca solo la salopette, magari un po’ di grasso sulle mani e in viso, per completare il travestimento da tuta blu. Al momento, ma per carnevale c’è tempo, è semplicemente Elly col parka verde oliva che fa il tour delle fabbriche e promette la salvezza agli operai che fino a ieri il Pd ha ignorato in nome di battaglie più importanti: l’antifascismo, i diritti Lgbt, le declinazioni più inclusive delle parole, i bagni gender fluid, la difesa della Costituzione dalle novelle camicie nere, il tifo sfrenato per Kamala Harris, la guerra a chi voleva intestare l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi. Buon volo comunisti e avanti popolo: l’altro giorno la capodem è andata in gita a Pomigliano – mancava il torpedone con “Quel mazzolin di fiori” – tra i martiri di Stellantis, dipendenti (alcuni ancora per poco, putroppo) sacrificati sull’altare dell’auto elettrica che la sinistra in Europa ha glorificato quanto Greta Thunberg.

In queste ore invece la segretaria del Pd è scesa a Siena, destinazione Beko, multinazionale turca degli elettrodomestici che ha annunciato la chiusura dello stabilimento toscano oltre a quello di Comunanza (Ascoli Piceno) e Cassinetta (Varese) entro il 2025. Sono a rischio 2mila posti di lavoro, una mazzata.

 

 

 

«Domani», ha promesso Elly, «faremo rimangiare all’azienda quella data». Ora: semmai «domani», oggi per chi legge, sarà il ministero delle Imprese, che incontrerà i vertici di Beko, a tentare una mediazione. Quale peso può avere la Schlein su questo incontro? E però la dem insiste: «O hanno mentito sulla questione del “golden power” che avrebbe evitato i licenziamenti, oppure siamo di fronte a un governo che si fa calpestare la faccia dalla prima multinazionale che passa». Il “golden power” è uno strumento normativo che permette al governo di un Paese di mettere determinate condizioni a operazioni finanziarie che incidono sull’interesse nazionale.

«Noi», ha tuonato Elly, «vogliamo vedere un impegno serio da parte di questo esecutivo, che deve confermare quanto aveva detto, cioè che non ci sarebbero stati altri licenziamenti». Con la Schlein gli operai sì che sono in mani sicure: «Siamo arrivati qui», ha dichiarato la capodem, «e abbiamo fatto smettere di piovere». Il problema è che mentre governava il Partito democratico, a Roma e nelle regioni, spesso i territori sono finiti sott’acqua.

 

 

 

Poteva mancare la passerella di Dario Nardella? Sì. E invece no. L’ex sindaco di Firenze sistemato da Elly all’europarlamento era a fianco dell’eroina di Zurigo: «Ci sono alcune lacune nell’azione del governo», ha sentenziato il Nardella. «L’esecutivo deve coinvolgere l’Unione Europea. Non vediamo prospettive concrete per questi lavoratori», ha aggiunto, prima di annunciare che a febbraio incontrerà «uno dei membri del board di Beko Europe», e dunque i poveri dipendenti ora stiano tranquilli, ci pensa Nardella.

La scena però, preparata a dovere tra un pugno chiuso, un abbraccio e sorrisi Durban’s, è stata tutta per la numero uno del partito, Elly la risolutrice: «Vi garantisco che non permetteremo che i riflettori accesi oggi si spengano». Peccato che fino a ieri la dem non abbia mai cercato neanche l’interruttore.

 

 

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