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Siria e Libano, Guido Crosetto: "Non mollare il punto, si rischiano scenari apocalittici"

Roberto Tortora
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Ministro della Difesa nel governo Meloni, Guido Crosetto è stato intervistato da Alessandro De Angelis su La Stampa dopo i fatti degli ultimi giorni in Siria, con la caduta del regime di Bashar Al Assad: “È l'effetto di quanto accaduto non negli ultimi giorni, ma anni: l'indebolimento dell'Iran, dei suoi proxy, in primis Hezbollah, e della Russia, alle prese con il fronte ucraino”.

E ora che succede in Siria? Crosetto spiega: “Si apre una transizione difficile e piena di incognite: da un lato, ribelli vittoriosi già spaccati in fazioni, dall'altro la volontà di ripristinare un sistema democratico. Ma anche divisioni nel mondo arabo, estremisti che si odiano tra loro, tensioni sui confini: Libano, Iraq, Israele, Arabia Saudita, che non è confinante ma vicina e Turchia. Erdogan ha in mano un risultato che persegue da anni, ma non pensava così vicino. E ora aumenta il suo potere di aprire e chiudere i rubinetti verso la Ue”.

Quando gli chiedono se il collasso siriano avrà un effetto domino sul Libano, il "gigante" di FdI risponde: "Il Libano è in condizioni disperate da tempo. Col collasso della Siria e la crisi di Hezbollah, innescata dalla guerra di Israele il quadro peggiora. E noi dobbiamo difendere, senza mollare di un punto, la tregua a Sud o rischiamo scenari apocalittici", rimarca Crosetto, palesando tutti i suoi timori. 

 

 

Per una Turchia che si rafforza c’è un’Europa che si indebolisce: “L'Ue è debole per molte cose, in primis la crisi economica. E la vittoria di Trump la mette, in modo impietoso, di fronte al nanismo politico da cui è affetta da decenni: non ha ruolo nel mondo ed è afona su ogni tema o crisi internazionale. Parlano, semmai, le singole nazioni, per conto loro e spesso in modo diverso. Erdogan potrebbe non accontentarsi più di aiuti economici, ma sfruttare la fragilità Ue per puntare all'ingresso in Europa. Per la Turchia, una rivoluzione: stabilità monetaria e prospettive enormi per l'industria, ma con un impatto negativo, di pari entità, sull'industria Ue”.

 


Il vero sconfitto della vicenda siriana è Putin, Crosetto afferma: “Ha perso un asset strategico che gli consentiva di muoversi nel Mediterraneo come se fosse un mare russo. La guerra in Ucraina lo sta impegnando ben più di quando sostiene la propaganda russa. E, infatti, non è stato in grado di sostenere Assad contro i ribelli”. C’è un pericolo di guerra ibrida verso l’Occidente? Crosetto ne è molto preoccupato: “Il fronte occidentale è quello dove Putin sta vincendo di più sul terreno della guerra ibrida. Vale anche per la Cina. E nella totale incapacità occidentale di rendersene davvero conto. C'è una evidente sottovalutazione della guerra ibrida: cyber, disinformazione, creazione di mood diffusi e sotterranei di cui tutti noi siamo preda senza accorgercene. Una guerra vera fatta di investimenti e professionisti. Ma non lo capiamo. Se avessimo mandato 10 mila polacchi sul fronte ucraino, si sarebbe detto ‘che schifo, la Nato vuole la guerra!’”.

L’Italia è l’anello debole del fronte occidentale? Crosetto allarga il campo: “No, lo è la nostra cultura occidentale, naif, nell'approccio a tali temi. I fatti. In Russia si è decuplicata la produzione di armi e di missili intercontinentali, che non servono in Ucraina. Il governo svedese ha inviato un opuscolo a tutti i cittadini con le regole, in caso di attacco russo. Vi è scritto che ‘quando’, non ‘se’, ci sarà l'invasione, ‘loro vi diranno che ci siamo arresi, ma non credeteci’. I tedeschi invitano a costruire bunker, anche i privati. Io sono meno pessimista, ma questo è il mondo in cui siamo: Putin pensa oltre l'Ucraina. Io, come ministro alla Difesa, e noi come nazione, dobbiamo impedire ad ogni costo una nuova guerra. Mi sono stufato – dice il ministro della Difesa - di confrontarmi su tali temi come se fosse una richiesta ‘bellicista’. Per Trump chi non contribuisce se ne deve andare o se ne andrà lui. Sono due anni che la Nato parla di 2,5 o 3. L'Italia deve affrontare seriamente il tema e non nascondersi dietro presunti ‘obblighi’, perché lo chiede la Nato o Trump. Noi dobbiamo difendere l'Italia, preparati ad affrontare crisi anche dure. Se arrivasse un attacco missilistico come quello su Israele? Che accadrebbe? C'è bisogno di altri segnali per capire che dobbiamo difenderci? Sono stufo di questa discussione dove si dice che ogni soldo alla difesa lo si toglie agli ospedali o alle scuole. Se non si difende la democrazia non ci sono ospedali, scuole, musei”.

Crosetto vuole affrettare i tempi: “Italia e Spagna sono gli unici Paesi in ritardo sul 2 per cento. Il mio Governo, ad oggi, è l'unico che, in sede Nato e Ue, non ha nascosto le difficoltà, anzi ha chiesto di rivedere il patto. Finora non ho alzato i toni, ma i tempi lo impongono. Dobbiamo difenderci. E se mi sarà impossibile farlo, in futuro, per mancanza di risorse o interventi legislativi che reputo fondamentali, di certo non lo accetterò in silenzio. L'Europa dove scorporare le spese di difesa dal patto di stabilità, ma se non lo facesse, dovremo comunque decidere di investire di più, più velocemente possibile. Iniziamo ora con Fitto. La Ue è la grande addormentata nel bosco. Non più giovane e bella, ma stanca e poco attraente”. Zelensky diventa un pericolo per Mosca, se lasciato solo? Crosetto non la pensa così: “Non si è mai sentito solo. Semmai ha capito che i suoi alleati non coglievano appieno il senso del dramma del popolo ucraino e la necessità di più velocità negli aiuti. Da due anni, chiedo all'Europa un impegno maggiore nell'azione diplomatica e un percorso parallelo per la ricerca della pace e del ripristino del diritto internazionale. L'unica accelerazione c'è stata sull'industria della difesa. Che, però, è uno strumento, non il fine”.

 

 

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