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Giuseppe Conte fa fuori Grillo: voto M5s, superato il quorum. "Ora voltiamo pagina"

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Il braccio di ferro è finito: Giuseppe Conte ha vinto e può far fuori Beppe Grillo una volta per tutte, salvo code in tribunale. 0Le votazioni bis sulle modifiche dello statuto del Movimento 5 Stelle sono state infatti approvate dagli iscritti: superato il quorum, addirittura con un aumento di votanti rispetto alla prima occasione, i cui risultati erano stati invalidati per decisione dello stesso Grillo. L'8 dicembre ha votato il 65% degli aventi diritto, il 4% in più rispetto alle votazioni precedenti.

Dall'abolizione della figura del garante (lo stesso Grillo) a quella del limite del vincolo di due mandati per gli eletti, il Movimento cambia faccia. Anzi, per dirla con le parole di Conte sui social, "ora si volta pagina, M5s si rifonda". 

"Il M5s ha rivotato. Ha rivotato in massa - esulta l'ex avvocato, condividendo la foto (d'archivio) di una massa di elettori grillini in strada -: quorum ampiamente superato con una partecipazione addirittura più alta di due settimane fa. Questa è l'onda dirompente di una comunità che non conosce limiti e ostacoli, in cui tutti contano davvero. Ora si volta pagina. Il Movimento si rifonda sulle indicazioni arrivate con Nova dagli iscritti. Andiamo avanti con grande forza, con l'orgoglio di quel che abbiamo fatto ma lo sguardo fisso nel futuro.

"Abbiamo una passione immensa e tante battaglie da fare tutto insieme per cambiare il Paese", prosegue Conte per poi dare appuntamento a tutti a una diretta prevista per lunedì alle 16. 

Il grande sconfitto così è Grillo, che ha fatto di tutto per boicottare le votazioni e che ora potrebbe portare Conte in tribunale pretendendo un nuovo simbolo e un nuovo nome per il Movimento che da oggi ha poco o nulla a che spartire con quello fondato dal comico genovese e da Gianroberto Casaleggio. E per qualcuno, il guru potrebbe non mollare nemmeno politicamente: sarebbe tentato infatti dal fondare un altro partito, recuperando grillini della prima ora come Di Battista, Raggi e Toninelli. L'obiettivo sarebbe sempre quello: non vincere, ma far fallire la festa di Conte.

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