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Legge Calderoli, l'Autonomia resiste nonostante i gufi

Alessandro Gonzato
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Anche stavolta sull’autonomia differenziata la sinistra non ha capito nulla. E se qualcuno ha capito qualcosa - magari c’è anche chi le ha lette le 107 pagine del giudizio di legittimità costituzionale – è in malafede. Riassumiamo: era una bufala due settimane fa che la Consulta avesse «raso al suolo» la storica riforma leghista, ed è altrettanto falso che da ieri, in base alle motivazioni addotte dalla stessa Consulta, l’autonomia sia stata «demolita», copyright di Angelo Bonelli. «È un duro colpo per la premier», ha commentato il portavoce dei Verdi, «perché aveva dato il via libera all’autonomia per incassare la riforma sul premierato. Ecco», ha aggiunto, «a cosa servono in una democrazia gli organismi costituzionali, a non trasformarci nel libero arbitrio di chi comanda». E infatti gli organismi costituzionali, tralasciando il più possibile il burocratese, hanno detto quanto segue.

Innanzitutto il progetto di autonomia costituzionale è del tutto legittimo, fosse altro perché è previsto dagli articoli 116 e 117 della Costituzione. Poi: le Regioni che hanno fatto ricorso contro il testo della riforma sono Campania (sebbene il governatore De Luca la reclamasse), Puglia, Toscana e Sardegna (Regione a statuto speciale), e su 52 punti contestati sono 13 le “dichiarazioni di illegittimità” rilevate dalla Consulta. Per 25 volte invece i giudici hanno sentenziato che le questioni sono “infondate”; in 14 casi le contestazioni sono state giudicate “inammissibili”.

 

 

 

Veniamo ai punti principali della sentenza: all’articolo 1 comma 2 viene contestata la formula “attribuzione di funzioni”, che va sostituita con “attribuzione di specifiche funzioni”. L’articolo 4 (“trasferimento delle funzioni”) è stato ritenuto corretto sotto diversi aspetti e le contestazioni non riguardano l’impianto generale. È poi stata spazzata via la narrazione della «secessione dei ricchi», ritornello intonato dalla sinistra per accusare le Regioni del Nord di voler depredare quelle del Sud: l’autonomia differenziata ha sempre previsto l’esistenza del fondo di perequazione (articolo 119 della Costituzione), il principio secondo cui proprio le Regioni con maggior gettito aiutano quelle con minore capacità fiscale.

Andiamo avanti: sugli articoli 5, 6 e 7 (la legge ne ha 11) i giudici non hanno avuto nulla da dire, e sull’articolo 8 (“monitoraggio”) hanno sollevato una sola eccezione che introduce l’esigenza di una “rimodulazione”. Dell’articolo 9 è stato contestato esclusivamente il comma 4: non deve esserci la “possibilità” di garantire il coordinamento della finanza pubblica”, ma la “doverosità”.

Un discorso a parte riguarda i “Lep”, i livelli essenziali di prestazione, il livello minimo dei servizi che dev’essere garantito in ciascuna regione. La Consulta contesta l’articolo 3 comma 1 e scrive: «Il vizio sta nella pretesa di dettare contemporaneamente criteri direttivi con riferimento a numerose e variegate materie. Poiché ogni materia ha le sue peculiarità e richiede distinte valutazioni», evidenziano i giudici, «una determinazione plurisettoriale di criteri direttivi per la fissazione dei Lep risulta inevitabilmente destinata alla genericità».

La Corte sentenzia che i “Lep”, introdotti da questo governo, non devono essere stabiliti da provvedimento governativi ma coinvolgendo il parlamento. Ci sono stati rilievi anche sulla possibilità di trasferire l’intera gestione di determinate competenze alle Regioni (energia, commercio internazionale, trasporti). «La Corte», ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia, «punta sulle modifiche da fare, e propone già la soluzione. Ci fornisce una sorta di “istruzioni per l’uso” e possiamo procedere velocemente. Direi che è un lavoro costruttivo, e quindi tutti quelli che si dannano e sperano che l’autonomia sia saltata», ha sottolineato, «adesso sappiano che è sufficiente che il governo faccia queste modifiche».

 

 

 

In serata è intervenuto il ministro per le Autonomie, Roberto Calderoli: «La strada è giusta. La Corte ha dichiarato l’illegittimità di specifiche disposizioni con una sentenza che non richiede ulteriori interventi se non per la parte sui Lep. Su questi e i relativi costi e fabbisogni standard», ha aggiunto il ministro, «siamo al lavoro per una soluzione da condividere in parlamento. Sulle funzioni “non Lep” riprenderemo il cammino dei negoziati a partire dall’applicazione del principio di sussidiarietà».

E però Francesco Boccia, l’ex ministro dem alle Autonomie da lui stesso affossate (governo Pd-M5S) ha dichiarato: «Consulta chiara, stop a intese con le Regioni». Alleanza Verdi Sinistra invoca un’«informativa di Calderoli» in aula: la capiranno? Il governatore lombardo Attilio Fontana è tranciante: «La legge sull’autonomia non ha introdotto materie diverse, ha solo richiamato la Costituzione. Se la Costituzione è incostituzionale ne prenderemo atto».

 

 

 

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