Beppe Grillo sul carro funebre, panico nel Pd: perché il centrosinistra può saltare
C’è, innanzitutto, il rispetto per le vicende (e disgrazie) altrui, per cui i commenti sul video di Beppe Grillo, nel Pd, sono ridotti all’osso. L’indicazione che viene dal Nazareno è di tenersi alla larga da ogni reazione. Nelle conversazioni private tra dem, però, si respira una certa apprensione di fronte allo scontro finale che si sta consumando nel M5S tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Non è una novità, è l’evoluzione di una vicenda iniziata da tempo e ormai in via di esaurimento. Nessuno si sorprende, era attesa una mossa di Grillo. Ma non significa che il contraccolpo sia meno pesante. Il fatto è che uno scontro come quello in corso inevitabilmente non farà male, in termini di consensi elettorali, solo al M5S (il che, per alcuni nel Pd, non è nemmeno un male).
Se, da un lato, significa che i diktat e i veti di Conte, d’ora in poi, conteranno molto meno, dall’altra è chiaro a tutti, nel Pd, che un M5S ancora più ridotto di quello che si è visto alle ultime elezioni regionali, significa voti in meno a tutta la coalizione. A meno che quei voti in uscita dal M5S non ritornino al Pd o adAvs. Ma non è detto. E, comunque, ci vorrà tempo. In ogni caso, come insegna il centrodestra, per vincere serve l’apporto di tutti, anche se si tratta di soggetti differenti tra loro. Anzi, proprio le differenze aiutano a coprire più settori dell’elettorato. Più si è, meglio è. Meno si è, meno è probabile che si riesca a competere con il centrodestra. Dunque, un M5S in caduta libera non è una buona notizia per il Nazareno. Non a caso i primi commenti non sono certo di esultanza, dalle parti dem. «Essere divisi», ha detto Michele Emiliano, fuori da Montecitorio, uno dei primi a credere nell’alleanza tra Pd e M5S, «è di per sé una sconfitta anche di natura politica pur comprendendo che ciascuno ha la sua identità.
Quindi anche Grillo è diverso da Conte e anche dentro il Pd ci sono tante differenze. Ma tenere insieme le differenze e presentare unità di azione agli elettori è essenziale per cambiare la storia di questo Paese». Laconico il commento di Romano Prodi, fermato dai cronisti a una iniziativa di Bologna: «La fantasia non gli manca». Quanto all’ipotesi che le turbolenze all'interno del M5S possano destabilizzare il possibile campo largo nel centrosinistra, l’ex premier si è sottratto: «Non so giudicare». Si è soffermato più a lungo sugli effetti di questo bin bang stellato, Stefano Bonaccini, ora europarlamentare del Pd. Il video di Beppe Grillo, ha detto l’ex governatore, ospite di Tagadà, «mi pare certifichi definitivamente la rottura tra il fondatore del Movimento 5 Stelle e parte della comunità che è rimasta perché i voti si sono molto ridotti». Ha aggiunto, poi, di essere «rimasto molto soddisfatto della scelta del M5S nell’ultima assemblea nazionale», la scelta, cioè, di definirsi una forza progressista, dunque di fissare un confine chiaro per le alleanze future, «perché mi pare che ci sia stata una scelta nel campo progressista».
Ha quindi ricordato che «dopo la fine del governo gialloverde nelle elezioni regionali o amministrative il M5S non si è mai più presentato con la destra, a volte si è presentato da solo, altre con il centrosinistra». Parole, quelle del presidente del Pd, che hanno provocato una reazione stizzita da parte di Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio, collegata alla trasmissione. «Noi», ha replicato la pentastellata, «non ci siamo mai presentati con il centrodestra alle amministrative». Bonaccini, altrettanto piccato, ha commentato così: «Se anche quando vi facciamo i complimenti non li prendete c'è qualche problema... Il mio era un riconoscimento», ha ribattuto l’ex governatore dell'Emilia Romagna.
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