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Altra carnevalata Radicale contro i Cpr in Albania: gridano davanti ai centri vuoti

Alessandro Gonzato
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A giugno ha provato a farsi gonfiare come una zampogna, e d’altronde se ti dimeni come un ossesso davanti non a uno ma a due premier, Giorgia Meloni ed Edi Rama, può capitare che le guardie del corpo di quest’ultimo quantomeno ti spostino di peso. Poi, certo, quando il servizio di sicurezza albanese si accorge che sei Riccardo Magi, il capo di +Europa, e che ti sei fatto il viaggio soltanto per farti inquadrare come i disturbatori dietro agli intervistati è chiaro che finisce in una risata, e per fortuna che è andata così. Magi, presentatosi davanti al centro per rimpatri di Shëngjin, sperava di passare per martire, di gridare al fascismo con l’occhio nero e il collo ricoperto di segni, ma è passato semplicemente per un Magi. Ora, non è certo che l’ex leader dei Radicali parta nuovamente per la missione albanese – ci speriamo – e però i Radicali Italiani sono già lì, gridano, si agitano, espongono cartelli, protestano ma non c’è nessuno, perché dopo la guerra delle toghe rosse alle strutture allestite dal governo italiano il personale è stato temporaneamente dismesso. «Razzisti!», «Delinquenti!», «Vergognatevi!», ma risponde sono l’eco, come Fantozzi nelle grotte di Postumia.

Lo spettacolo ricorda quello tragicomico del Pd che lo scorso febbraio era andato a protestare davanti alla sede della Rai – denunciavano «TeleMeloni» – ma i vertici della Rai erano tutti a Sanremo per il Festival. In quel caso i protagonisti erano Elly Schlein e il suo baffone Sandro Ruotolo.

 

LA GITA
Torniamo in Albania, dove la presidente dei Radicali, Patrizia De Grazia, partecipa alla «grande mobilitazione transnazionale»– così ha detto – «organizzata dal Network Against Migrant Detention per protestare contro il protocollo Italia-Albania in materia migratoria e chiedere l’immediata chiusura non solo dei nuovi Cpr, ma anche di tutti quelli presenti sul territorio italiano». E perché no anche quelli in Spagna e Grecia? La De Grazia è inarrestabile: «Siamo stati nelle piazze di Tirana sottoi palazzi delle istituzioni e di fronte ai Cpr di Shëngjin e Gjadër. Sono luoghi inutili e costosi, disumani, posti di tortura, degrado, condizioni sanitarie precarie e continue violazioni dei diritti fondamentali dell’essere umano». Di quello inumano sarebbe stato complicato. Che poi non si capisce quali siano le «continue violazioni» dato che una parte della magistratura ha bloccato tutto sul nascere. Niente, per la De Grazia «i Cpr sono dei piccoli lager, non possiamo assistere in silenzio a queste forme di abuso e sfruttamento».

I RINFORZI
Di questo gran caravanserraglio “anti-destre” fa parte anche un drappello di centri sociali, anarchici, antagonisti, tutta gente di un certo calibro insomma, partiti l’altra notte sul torpedone. Al comando della chiassosa brigata i militanti del Gabrio, centro sociale di Torino. Tra i contestatori pure il gruppo transfemminista, antirazzistaechi più neha più nemetta “A Buon Diritto”, che ha rilanciato sui social il proprio grido di battaglia, utilizzando asterischi e schwa, il simbolo neutro gender-fluid che annulla le differenze tra uomo e donna. «Con i nostri corpi e le nostri voci di attivist*italian*,albanesie daaltre parti d’Europa siamo stat* al porto di Shëngjin dove sventolava vergognosamente la bandiera italiana e sotto le altissime sbarre del Cpr di Gjadër». Il commento è un pistolotto ma dovremmo riportare troppi obbrobri grammaticali. Una parentesi: domani ci sarà l’udienza per i ricorsi presentati il 18 ottobre dal Viminale contro le mancate convalide del trattenimento dei migranti in Albania. La decisione della Cassazione però arriverà soltanto nelle prossime settimane. A dar manforte ai rivoltosi compagni anche l’ex partito di Aboubakar Soumahoro, AlleanzaVerdi Sinistra, che stavolta ha mandato avanti (ma non in Albania) tal Filiberto Zaratti,il quale èil capogruppo del partito nella  commissione Affari costituzionali della Camera. «Un costoso fallimento in tempo di grave crisi economica», ha detto il rossoverde, «questa è l’avventura coloniale dell’Italietta meloniana». Poi lo Zaratti attacca furiosamente l’ipotesi, qualora la giustizia continuasse a smontare il progetto del governo, di portare nelle due strutture albanesi alcuni detenuti oggi nelle carceri italiane. Che sarebbe comunque un modo intelligente per alleggerire la pressione sulle nostre prigioni. Ma ovviamente a sinistra non va bene neanche questo. Va bene solo strepitare a casaccio. 

 

 

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