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Meloni a Quarta Repubblica: "Ho già parlato con Elkann", imbarazzo per Landini e Schlein

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Giorgia Meloni ospite di Nicola Porro. In un'intervista a Quarta Repubblica, in onda lunedì 2 dicembre su Rete 4, la premier smentisce le opposizioni. Da giorni infatti la battaglia principale di Pd e compagni è quella in favore della sanità, accusando il governo di non fare abbastanza. Parole però che vengono smentite dai dati. "Numeri alla mano - esordisce da Porro - quando noi siamo arrivati al governo c'erano 126 miliardi per la sanità, nel 2025 ci saranno 136,5 miliardi, quindi 10 miliardi e mezzo di euro in più. Come si faccia a sostenere che abbiamo tagliato il fondo sanitario nazionale per me è un mistero. E quando sento dirlo dalla segretaria del Pd, un po' mi vergogno per Elly Schlein". 

E ancora: "Mi preoccupa che abbiamo una sinistra che quando riesce a governare, che è l'unica cosa che vuole fare, si mette il vestito buono, è democratica, ma quando perde il potere perde le staffe... quando non ci riesce allora esce la sua vera natura, intollerante, non accetta che ci siano altre idee". Con riferimento alle ondate di scioperi in Italia, la leader di Fratelli d'Italia torna sullo "slogan" urlato dai compagni: "Fratoianni dice che l'Italia va capovolta? Gli italiani lo hanno già fatto quando hanno mandato a casa la sinistra alle elezioni, il 25 settembre del 2022". 

Non è da meno il segretario della Cgil. A sinistra "i toni si alzano quando gli argomenti sono deboli e capisco la difficoltà di Landini, perché i suoi argomenti sono deboli come sono deboli i suoi risultati, l'adesione allo sciopero è sotto il 6%". Landini - prosegue - "per ragioni politiche deve attaccare questo governo, dopodiché però si trova di fronte al governo che ha aumentato i salari, ha aumentato l'occupazione, ha diminuito la disoccupazione, ha aumentato l'occupazione femminile, ha aumentato i contratti stabili, ha diminuito il precariato, ha aumentato le pensioni minime, ha aumentato il Fondo Sanitario Nazionale".

Proprio sul lavoro, domenica è arrivata la notizia delle dimissioni di Carlo Tavares, ad di Stellantis. A riguardo Meloni ha voluto rassicurare: "Ho parlato con Elkann che mi ha comunicato le dimissioni di Tavares, ovviamente non entro nel merito delle scelte di una grande multinazionale, credo che sia anche figlio di alcune battaglie sindacali molto forti che sono state fatte, particolarmente dai sindacati francesi e americani, perché quello italiano su questo era un po' afono. Vedremo adesso cosa accadrà. La trattativa con il governo è sempre anche qui neutrale, vale per tutte le aziende".

Non a caso, "noi vogliamo fare del nostro meglio per difendere i livelli occupazionali e, nel caso dell'automotive, l'indotto, che è fondamentale. Quindi abbiamo un altro tavolo convocato a metà dicembre, speriamo che possa essere quello risolutivo. Al netto di questo ci sono una serie di partite che vanno affrontate a un altro livello, sull'automotive, per esempio in Europa, dove l'Italia è alla testa di un gruppo di Paesi, ormai sono 15, per rivedere le regole sulla fine del motore endotermico, che sarebbe un'altra mazzata tremenda sull'industria dell'automotive. Mi pare che le cose stiano andando abbastanza bene, sono ottimista che anche qui si possa svoltare". 

Altro tema caldo, il braccio di ferro con le toghe. "Io ho cominciato a fare politica quando hanno ucciso Paolo Borsellino, non cadrò mai nella trappola del racconto della politica contro la magistratura. Io sto sempre nel racconto delle brave persone che devono darsi una mano a far camminare lo Stato italiano e quindi distinguo i pochi magistrati secondo me molto ideologizzati dalla stragrande maggioranza di una magistratura che cerca di fare il suo lavoro in condizioni di difficoltà". Meloni comunque tiene a precisare che "distinguo molto bene, rispondendo a una domanda sul cosiddetto 'bavaglio' ai magistrati, saltato dal decreto giustizia varato nei giorni scorsi dal Cdm -, dopodiché però ricordo che rispetto a quella norma esiste già nel regolamento comportamentale dei magistrati una norma che dice che tu non dovresti esprimere opinioni su materie che sono oggetto di quello che stai trattando: se io avessi domani un magistrato che dice dobbiamo chiudere Quarta Repubblica di Nicola Porro, poi non sarebbe quello il giudice giusto imparziale per decidere in un tribunale".

Tra i vari dissidi con la magistratura c'è quello sui centri migranti in Albania. Centri - assicura la presidente del Consiglio - "che funzioneranno. Io non prendo impegni che non ritengo di poter mantenere. Ma non si preoccupi, ci sono delle soluzioni. Ci sto lavorando". Per la numero uno di FdI "il progetto dell'Albania, secondo me deve funzionare e farò tutto quello che devo fare per farlo funzionare. Credo che sia un progetto assolutamente innovativo e non è un caso che sia attenzionato dalla quasi totalità dei paesi dell'Unione Europea, è un cambio totale nella gestione dei flussi migratori, ci sono delle soluzioni per farlo funzionare. Attendiamo la Cassazione, abbiamo la Corte di Giustizia europea e vedremo anche quanto sostegno alla posizione italiana ci sarà di fronte alla Corte di Giustizia europea quando arriverà questo giudizio. In ogni caso io sto lavorando anche su altre soluzioni e alla fine funzionerà". "Io - conclude - avevo messo in conto che avrei dovuto lavorare tre volte tanto rispetto ai miei predecessori per raggiungere i risultati. Sono attrezzata, lo sapevo, particolarmente sull'immigrazione, perché sapevo che ci sarebbe stata un'opposizione molto ampia. Sapevo che avrei incontrato molti ostacoli, quello che stiamo vedendo, sapevo che ci sarebbero stati vari ambiti e ambienti che non sarebbero stati d'accordo con queste iniziative, dopodiché penso che non ci si debba fermare di fronte agli ostacoli che si incontrano e quindi continuo a cercare e troverò delle soluzioni, il progetto in Albania funzionerà".

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