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Sciopero generale, un flop firmato Landini: ecco le prime cifre sull'adesione

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Il Ministero dell'Istruzione ha pubblicato i dati sull'adesione allo sciopero nazionale indetto oggi, venerdì 29 novembre, dalla Cgil e dalla Uil anche nella scuola. 

A livello nazionale, sono rimasti a casa aderendo alla chiamata di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri l'1,44% dei dirigenti, il 3,79% dei docenti, lo 0,66% del personale educativo, il 4,28% del personale ATA. Tradotto: un totale di appena 3,86% sulla base di un istituto rilevato su quattro. Se doveva essere una chiamata alle armi, è sostanzialmente fallita anche a fronte di alcune regioni "rosse" più sindacalizzate, come Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Sardegna che hanno visto quegli stessi dati schizzare in alto, aumentando così la media nazionale. 

In base ai dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, relativi al comparto scuola, con il 57% delle scuole che hanno trasmesso i dati, l’adesione complessiva si attesta al 5,65%. 

Ma come spesso accade con le manifestazioni di sinistra, a cominciare dai numeri di chi è sceso in piazza, ecco un grottesco braccio di ferro con i dati ufficiali. Alla luce del quadro sul mondo scolastico, un riflesso non secondario della protesta, si consiglierebbe più prudenza dalle parti dei sindacati.

Cgil e Uilm, per esempio, celebrano "l'altissima adesione tra le metalmeccaniche e i metalmeccanici per cambiare la manovra di bilancio, aumentare i salari, ridurre l'età pensionabile, finanziare sanità, istruzione, servizi pubblici, investire nelle politiche industriali". "Con lo sciopero generale di oggi - si legge in una nota - anche i metalmeccanici chiedono al Governo e controparti un cambiamento radicale del modello di sviluppo e di fare impresa". "Mai come in questa fase servono investimenti per difendere l'industria e salvaguardare l'occupazione, anche con il blocco dei licenziamenti". Tra i numeri snocciolati, il 90% e oltre di adesione allo sciopero dei dipendenti della Siapra de L'Aquila, dell'Italtractor di Matera, degli addetti alla produzione della Kone industrial di Milano, della Lamborghini di Bologna, della Trigano di Siena, della Electrolux di Pordenone, della Cnr di Ancona, della Valeo di Cuneo, della Hiab di Taranto, dell'Asso Werke di Pisa, della produzione Leonardo di Firenze, della Acciai speciali Terni, della Bonferraro di Verona. A Napoli ha scioperato tutta la Transnova, azienda dell'indotto Stellantis, così come la Dana di Reggio Emilia, l'Alfa Derivati di Brescia, la Lagostina di Omegna, l'Isma controlli di Genova, alla Ficomirrors di Benevento, alla Dab Pumps di Padova. "Ottima anche la risposta delle lavoratrici e dei lavoratori della Leonardo di Caselle e della Schindler di Palermo (80%), della Marcegaglia di Mantova (85%), della Fincantieri di Venezia e dell'Abb di Frosinone (60%), della Bekaert di Cagliari (70%), della Baker Hughes di Vibo Valentia (65%), della Cogne di Aosta (75%)".

Cgil e Uil, poi, hanno celebrato il successo dello sciopero generale, con oltre mezzo milione di partecipanti alle 43 manifestazioni organizzate in tutto il paese e un’adesione stimata superiore al 70%.

E le piazze? Landini e Bombardieri hanno aizzato i presenti lanciando nuove minacce contro il governo, parlando di "deriva anti-democratica" e promettendo di "rivoltare come un guanto questo Paese". A fronte delle solite violente dei manifestanti (a Torino centri sociali e pro-Pal scatenati contro le forze dell'ordine, premier e ministri di cui sono stati bruciati i fantocci), Simonetta Matone, ex magistrato oggi deputato della Lega si rivolge direttamente agli organizzatori: "Secondo Landini nelle piazze erano presenti circa 500.000 persone, cioè neanche il 7% degli iscritti a Cgil e Uil. Senza considerare che tra i manifestanti c'erano anche altre sigle sindacali minori, compresi i partiti di sinistra e il Pd. E' evidente la mancata adesione della quasi totalità dei loro iscritti e questo dimostra chiaramente che le motivazioni dello sciopero generale erano inesistenti. Una prova di forza fallita, innescata solo per fini politici. La strada intrapresa dal Governo è quella giusta e i lavoratori hanno voluto mandare un segnale chiaro: ha sbagliato chi ha voluto lo sciopero a tutti i costi, ha fatto bene chi lo ha precettato". 


 

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