Quirinale, stop all'emendamento sul 2 x 1000 ai partiti
Dal Quirinale arriva uno stop all'emendamento depositato al decreto fiscale che riforma il meccanismo di finanziamento ai partiti rivedendo la disciplina del 2x1000 in modo da prevedere 42,3 milioni di euro dal 2025 con una proporzionalità della ripartizione dei fondi, anche in caso di scelta non espressa da parte del contribuente.
La proposte di modifica, come anticipato dal Sole 24 ore, non otterrebbe l'approvazione del Quirinale per due ragioni. Intanto, per disomogeneità di materia con il Dl Fiscale. In secondo luogo perché un tema così complesso non può essere affrontato attraverso un emendamento (a un decreto che come tale deve avere i requisiti di necessità e urgenza) ma meriterebbe una riforma autonoma.
Il tema del finanziamento ai partiti è potenzialmente divisivo per l'opposizione. Il meccanismo del 2 per mille dal 2014 consente ai contribuenti di destinare una quota dell'Irpef ai partiti. Con una mossa a sorpresa il governo aveva riformulato due emendamenti presentati da Pd e Avs facendo diventare il meccanismo simile a quello dell'8 per mille e prevedendo di fatto un finanziamento pubblico ai partiti e un aumento dei fondi, fino a 42,3 milioni nel 2025, rispetto all'attuale tetto di 25 milioni. La quota assegnata da ciascun contribuente non sarebbe più il 2 per mille, ma lo 0,2 mille, con la differenza che verrà assegnata anche la quota "inoptata", divisa in proporzione ai partiti più "scelti" dai contribuenti.
"Per ciascun esercizio finanziario - si legge nell'emendamento stoppato dal Colle - con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al periodo d'imposta precedente, una quota pari al 0,2 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è destinata a favore di un partito politico". La differenza sostanziale è che "in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse". Gli oneri vengono valutati in 42,3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025.
Alleanza Verdi e Sinistra, contraria, ha sconfessato la proposta, che inizialmente aumentava il tetto del fondo di 3 milioni, poiché lo scorso anno - viene spiegato - i contribuenti che avevano scelto di destinare il 2 per mille ai partiti eccedevano il tetto di spesa previsto. Per il M5s è una proposta inaccettabile: "non è più - dice il capogruppo in Senato Stefano Patuanelli - l'opzione dei cittadini ma un finanziamento pubblico ai partiti".