Giuseppe Conte, ha vinto ma resiste: i Cinquestelle non si sa
Giuseppe Conte ha deciso che lo si nota di più se arriva ma in ritardo, un po’ come i suoi famigerati dpcm al tempo del Covid, il suo periodo d’oro, quando comunicava notizie essenziali al Paese solo a notte inoltrata. Stavolta però la suspense è ai minimi termini, anche se il leader di Cinque Stelle posticipa di un’ora rispetto agli annunci il suo discorso di sintesi della due giorni grillina Nova, all’Eur, una sorta di congresso senza candidati volto ad abbozzare un programma votato ma non dibattuto. Obiettivo: tracciare la linea futura di M5S. Stop a Grillo come garante, via il tetto dei due mandati, vocazione progressista, sì alle alleanze d’opportunità, no a quelle strutturali, giustizialismo a manetta, o a manette: ecco impacchettato e servito alla platea il Movimento 2.0, dove lo zero pare avere più consistenza del due.
In verità, per conoscere l’esito dell’assemblea (ri)costituente pentastellata non era necessario aspettare le parole del leader. Bastava leggersi l’editoriale di presentazione dell’evento scritto da Marco Travaglio, venerdì scorso, dal titolo profetico, “Come voterei”, per scoprire quello che sarebbe stato e arrivare alla conclusione che il direttore del Fatto Quotidiano è un indovino, o è il prototipo del perfetto iscritto grillino, oppure riesce a rendere realtà i desideri di Conte, sempre che non sia viceversa. (...)
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