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"Meloni e Valditara stupratori": il punto più basso, gli insulti choc delle femministe

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Per mettere a fuoco quanto accaduto ieri a Roma nel corteo femminista, bisogna partire dalla cronaca. "Il corpo è mio". Questo uno dei tanti slogan del corteo, promosso dalle attiviste di "Non una di meno", in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Ad aprire la manifestazione, come è noto, partita da piazzale Ostiense e terminata a Piazza Vittorio Emanuele II, lo striscione "Disarmiamo il patriarcato". Sui carri che che hanno attraversato le strade tra il fiume di gente è stato esposto il cartello "La vergogna cambia lato". "Siamo 150 mila", hanno fatto sapere gli organizzatori dai megafoni. Mentre un lungo striscione con i 106 nomi delle vittime di femminicidio è stato esposto davanti al Colosseo.

 

 

Prima del raduno una fotografia di Giuseppe Valditara, ministro dell’istruzione, è stata bruciata da alcuni manifestanti, davanti alla sede del ministero. Cori e proteste contro altri gli esponenti del Governo: esposte due foto della presidente del consiglio Giorgia Meloni e il ministro per la famiglia Eugenia Roccella ricoperte di sangue. Ma c'è di più. Alcune manifestanti hanno infatti urlato più volte "Meloni e Valditara stupratori". Un insulto che offende le istituzioni e le vittime della violenza contro le donne. Forse il punto più basso di questo sabato folle di piazza che per fortuna è alle spalle. 

 

 

 

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