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Il bavaglio ai giornalisti? Per i giallorossi va bene con chi non dice quello che vogliono loro

Alberto Busacca
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Oddio, la Meloni vuole mettere il bavaglio ai giornalisti. Oddio, il centrodestra è allergico al dissenso. Oddio, con questo governo la libertà di stampa è a rischio. È dal 22 ottobre 2022, giorno del giuramento dell’esecutivo, che sentiamo in continuazione questo ritornello.

Insomma, secondo l’opposizione, la maggioranza ha qualche problema con il pluralismo e il rispetto delle opinioni altrui. Che, al contrario, verrebbero difesi con le unghie e coi denti dai progressisti. Questa, naturalmente, è solo la teoria. Perché, come sempre, la realtà è ben diversa.

E come vanno le cose nel mondo reale lo abbiamo visto ieri a L’aria che tira, trasmissione di La7 condotta da David Parenzo. Ospiti in studio: la giornalista di Libero Annalista Terranova, il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, il segretario di +Europa Riccardo Magi e il Capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri. In collegamento, poi, c’era il parlamentare europeo pentastellato Gaetano Pedullà. Si parlava di quello che è successo a Trento, dove gli estremisti di sinistra hanno impedito l’accesso all’università a un gruppo di studenti di destra al grido “siamo tutti antifascisti”. Ed è qui che è nata la polemica, perché la Terranova si è rifiutata di dirsi antifascista a sua volta: «L’antifascismo ha ucciso persone che conoscevo e che erano mie amiche. Non avrete mai da me una professione di antifascismo, perché è diventata ormai una religione. È importante invece riconoscersi nei principi democratici di libertà e uguaglianza». Non una frase sconvolgente, in realtà. Eppure...

Eppure si è subito visto che Pedullà ha iniziato ad agitarsi. Poi, avuta la parola, è esploso: «Io vado via, perché ho un aereo ma soprattutto perché ho difficoltà, sinceramente, a parlare con chi non vuole definirsi antifascista. Io penso sia arrivato il momento che anche su questa questione si divida il campo. Con chi ha certe nostalgie e difende la deriva a cui stiamo assistendo in Europa e negli Stati Uniti, con chi ha un certo modo di ragionare, bisogna dire che ci sono persone come me che non vogliono più avere nulla a che fare». Parenzo in sottofondo: «Quindi lei non inviterebbe più la Terranova?». Pedullà, ormai in trance agonistica: «Penso che debba fare un ragionamento più approfondito su cosa volevano dire quei ragazzi che rivendicavano di essere antifascisti. È il momento che chi non la pensa così, parli coi suoi».

Insomma, in pochi secondi l’eurodeputato è riuscito a: - attaccare una giornalista per il solo fatto di aver espresso un’opinione che non condivideva.
- auspicare l’esclusione dai dibattiti della giornalista in questione e di quelli che la pensano come lei.
- difendere gli estremisti di sinistra che all’università di Trento hanno aggredito e minacciato i ragazzi di destra inneggiando all’antifascismo.

Come al solito, in questi casi è utile pensare a cosa sarebbe successo a parti invertite. Immaginate. Uno studio tv. Una giornalista di sinistra che esprime, in maniera pacata, il suo pensiero. Un parlamentare di centrodestra che si mette a urlare: «Me ne vado, con persone così non voglio avere niente a che fare, parli con quelli come lei». Si sarebbe parlato di inaccettabile attacco alla libertà di stampa, di intimidazioni, di un potere arrogante che mette a rischio il dibattito democratico. Molto probabilmente si sarebbe parlato anche di sessismo, dell’orrore di un politico maschio che vuole zittire una donna. E invece... e invece il politico era di sinistra e la giornalista di Libero, quindi non solo non c’è stata nessuna indignazione, ma addirittura c’è chi ci ha scherzato su...

Rientro in studio. La Terranova ha commentato: «A proposito di demonizzazione e di parole in libertà, avete appena assistito a un caso eclatante. Poi se Parenzo non mi vuole più invitare non è che mi taglio le vene...». Replica del conduttore: «Non ho detto che non voglio più invitarti». E infine è arrivata l’ironia di Magi: «Questo cos’è? Vittimismo preventivo?». Essì, perché quando ad attaccare i giornalisti sono i politici di sinistra, il problema non è il bavaglio ma sono, ovviamente, i giornalisti che fanno le vittime. Niente di nuovo sotto il sol dell’avvenire...

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