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Beppe Sala, se anche Cattaneo gli spiega perché serve il nucleare

Sandro Iacometti
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A spiegarlo ci ha provato anche Antonio Tajani. Milano è la citta del futuro e scagliarsi contro il nucleare è una battaglia di retroguardia. Ergo, il sindaco Beppe Sala non è adatto a governarla. Il ragionamento non fa una grinza. Ed è riferito alla sparata comparsa qualche giorno fa sul Corriere della sera in cui il primo cittadino del capoluogo lombardo, dove tutti sono infuriati per le piste ciclabili piazzate a piffero che hanno mandato in tilt la viabilità urbana, ha indossato l’abito dell’attivista green e, dopo aver tessuto le lodi delle rinnovabili, si è scagliato contro l’energia dell’atomo, sostenendo che il tema deve essere utilizzato a fini propagandistici, ma su considerazioni fattuali. La prima è che ci vogliono 10 anni per realizzare quello di ultima generazione, la seconda, attenti bene, è che «non ridurrebbe il costo di produzione dell’energia».

Ora, se è Tajani a replicare, con tutta l’onestà intellettuale che si può attribuire al leader di Forza Italia, è chiaro che si resta nel campo dello scontro politico. D’altra parte è evidente a tutti che la sortita di Sala è volta ad ingraziarsi le simpatie di Verdi e Cinquestelle per autoproporsi come nuovo federatore del centrosinistra. Facendo un passo di lato, però, ci sono anche i fatti. E a metterli sul piatto non è un esponente della maggioranza, ma l’amministratore delegato di una delle due principali società energetiche italiane, che tra l’altro fanno a gara a chi decarbonizza di più, per cui risulta difficile accusarle di voler ostacolare la transizione green. Ebbene, presentando il nuovo piano industriale dell’Enel, Flavio Cattaneo ha parlato molto di nucleare. Su una cosa è d’accordo con Sala: per avere l’energia dell’atomo in Italia ci vorranno almeno 10 anni. Ed è per questo motivo che il manager ha spiegato di non aver inserito il nucleare nel piano strategico triennale, anticipando che probabilmente non sarà possibile farlo neanche nel prossimo.

Pratica chiusa, mettiamoci una pietra sopra? Tutt’altro. Prendendo esempio proprio dai paladini della rivoluzione ecologica, che accusano chiunque si permetta di sollevare dubbi sui tempi biblici che servono per ottenere qualche risultato tangibile che più si aspetta e più lunga sarà la strada, appare chiaro che 10 anni sono tanti, ma più tardi si comincia e peggio è. Ed è per questo che Cattaneo ha precisato che l’Enel è presente in tutte le ricerche sul nucleare di nuova generazione e sarà azionista di maggioranza della newco con Ansaldo Energia e Leonardo (e forse Edf) per sviluppare la tecnologia degli small modular reactors, che è la strada verso l’energia pulita e sicura del futuro.

 

 

Certo, direte voi, Cattaneo è stato nominato dal centrodestra e difende il nucleare come vuole il governo. In realtà, lo vuole il buon senso. E i numeri. Il manager ha precisato di non voler «fare polemiche con Sala», però ha anche aggiunto un po’ di numeri. «Guardiamo in Francia, Spagna e Germania. Dove c'è il nucleare, i prezzi dell’energia sono sotto i 50 euro; dove non c'è sono il doppio e dove ce l'avevano e poi hanno chiuso (la Germania, ndr) i prezzi sono raddoppiati e hanno pure il carbone». Non è finita: «Il nucleare a livello di produzione fa circa 8.200 ore e gli Smr stimiamo che costeranno 3,5 milioni al Megawatt (dopo il primo prototipo che verrà un po' di più); il solare costa 1 milione a Megawatt e fa 1.500 ore e si devono fare 4 o 5 impianti. Così si spendono 5 milioni per avere la stessa produzione, con la differenza che il nucleare dura 30 anni e il solare dopo 15 anni deve fare il revamping». Inoltre, «il nucleare produce 8mila ore giorno e notte, il solare solo di giorno, quindi devo fare un altro investimento nelle batterie, alla fine il costo è doppio».

Poi, per carità, si può pensare quello che si vuole, si può anche credere agli elfi e alle fate. È legittimo. Però a fine mese le bollette le paghiamo tutti. Persino Sala. Il resto, come ha detto Cattaneo, «è conversazione». Ma il bagno di realtà dell’ad di Enel non è affatto concluso. Perché in Italia «aumentiamo i consumi, ma non la generazione» e questo significa avere costi più alti. La soluzione? Guarda un po’, per il nuclearista Cattaneo, in attesa dei reattori, sarebbero proprio le rinnovabili. Il problema, ed ogni riferimento alla presidente della Sardegna, Alessandra Todde, grillina e supermabientalista, è puramente casuale, è che le autorizzazioni agli impianti non arrivano. «Rimango allibito», ha detto il manager, quando una Regione che dice nel proprio programma “voglio fare le rinnovabili” nel primo provvedimento che prende blocca tutte le rinnovabili, casomai blocchi quello che non va bene, perché bloccare tutto?».
Chissà, magari il sindaco Sala ha una risposta non propagandistica anche per questo. Aspettiamo fiduciosi.

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