Emilia Romagna, Ugolini all'assalto del fortino rosso: ecco perché la sinistra può crollare
4.529 sezioni elettorali in 330 Comuni. Si parte stamattina, con urne aperte alle 7 fino alle 23. Si riprende domani, dalle 7 alle 15. È il turno delle elezioni regionali in Emilia Romagna, dove saranno chiamati al voto 3,6 milioni di aventi diritto. Quest’anno, l’ “offerta elettorale” è leggermente ridotta rispetto al turno precedente del 2020. Si presentano quattro candidati presidenti (contro i dieci della volta scorsa) e undici liste totali in loro sostegno (a fronte delle diciassette di quattro anni fa). Si contenderanno 50 posti in consiglio, e gli elettori potranno esprimere anche voto disgiunto (cioè un candidato Presidente ma scegliere nel contempo una lista collegata a un altro). La tornata elettorale è anticipata di qualche mese per via dell’elezione a Strasburgo dell’ormai ex Presidente Stefano Bonaccini, che dopo le dimissioni ha lasciato il posto alla “facente funzione” Irene Priolo.
Ai nastri di partenza si presenta per il centrosinistra Michele De Pascale, sindaco di Ravenna ed esponente del Pd, “bonacciniano” nella fase congressuale dem. A suo supporto il “campo larghissimo” della sinistra, che oltre al Pd, spina dorsale della coalizione, vede anche il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, e Italia Viva. I renziani candideranno i loro esponenti nella lista “De Pascale presidente”, mentre la lista “Riformisti per l’Emilia-Romagna futura” chiama a raccolta Azione, Più Europa, Partito repubblicano e Partito socialista italiano Socialisti e Repubblicani.
Il centrodestra invece schiera un’esponente civica, Elena Ugolini, rettrice del Liceo Malpighi di Bologna, già sottosegretaria all’Istruzione sotto il governo Monti. Ha un’identità cattolico-liberale, provenendo dall’esperienza di Comunione e Liberazione. Per la terza volta, il centrodestra prova a contendere la guida della Regione schierando una donna (i precedenti furono la leghista Lucia Borgonzoni nel 2020 e l’azzurra Anna Maria Bernini nel 2010). A proprio sostegno, Elena Ugolini schiera la formazione “classica” del centrodestra, con Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, più una civica Ugolini Presidente. Gli altri due candidati sono Luca Teodori, commerciante, che viene sostenuto dalla lista “Coerenza e Verità”, dalla forte impronta antisistema. Infine, Federico Serra, sindacalista Usb, che viene supportato da “Emilia Romagna per la Pace, l’ambiente e il lavoro”, una realtà di sinistra radicale che tiene insieme Potere al popolo, Rifondazione Comunista e Partito Comunista italiano.
L’Emilia Romagna è una regione sia nella sostanza politica che nell’immaginario collettivo “fortino rosso”. Sempre amministrata dal Partito Comunista Italiano nella Prima Repubblica, dalla nascita del bipolarismo non è mai uscita dalla scia di successione PDS-DS- Pd. Dunque per il centrodestra anche questa tornata appare un obiettivo molto arduo da raggiungere. Tuttavia, la campagna elettorale regionale ha visto una certa intensità di decibel. La recente alluvione ha portato al centro del dibattito lo scontro sulle responsabilità della sinistra circa le politiche di cura del territorio e soprattutto il ruolo dell’attuale Segretaria Pd Elly Schlein, per qualche anno in giunta regionale con le delega al “Patto per il Clima”. Due settimane fa, poi, un evento collaterale avvenuto a Bologna (lo scontro tra antagonisti e le Forze dell’Ordine, con i primi che cercavano di raggiungere un corteo autorizzato di Casapound) ha innescato una ferocissima polemica tra il sindaco di centrosinistra del Capoluogo Matteo Lepore e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.