Stracquadanio: "Paghiamo di più i parlamentari che lavorano seriamente"
La proposta del parlamentare PdL fa discutere in aula e fuori
"Bisogna premiare chi lavora di più!". Giusto! "Bisogna far entrare nel sistema solo i migliori!". Giusto! "Quindi se i parlamentari lavorano seriamente dovrebbero essere meglio retribuiti!". Cosa? Saranno i tempi di crisi, sarà perché i vari libri sulla casta e i privilegi ci hanno reso tutti dei cinici e scettici apolitici, ma sicuramente molti avranno sgranato gli occhi leggendo che il parlamentare del Pdl Giorgio Stracquadanio, fondatore del quotidiano on line "Il Predellino", ha proposto un ritocco in busta paga per i parlamentari che lavorano seriamente. Un appello accorato e motivato da due motivi. quello del consigliere del ministro Maria Stella Gelmini. "In primo luogo - ha spiegato Stracquadanio - perché i deputati e i senatori che lavorano veramente hanno una responsabilità enorme ogni volta che schiacciano un pulsante per votare. In secondo luogo, perché vorrei che concorressero alla vita pubblica i migliori che, invece, oggi, anche per una giusta ambizione economica, preferiscono puntare a dirigere imprese, a diventare imprenditori essi stessi o a intraprendere altre carriere ben più remunerative, come, ad esempio, i tanti alti funzionari dello Stato". Insomma chi lavora bene deve essere pagato di più, mentre chi lavora così così si dovrà accontentare di quello che attualmente si ritrova in cassa alla fine del mese. In fondo questo è il principio chiave della meritocrazia. "Ma è solo una provocazione!" chiude Jean Leonard Touadi, deputato del Partito democratico "E come tale andrebbe cestinata". "In ogni caso nasce da una visione distorta delle cose: più che un premio per chi lavora servirebbero delle sanzioni per i deputati fannulloni". Vero pure questo. Ma il problema è un altro. Premiare di più Tizio; sanzionare Caio e Sempronio: a chi toccherà l'onore di decidere chi ha lavorato bene e chi invece batte la fiacca? A voler pensare male, appare difficile pensare che il controllore preferisca il bastone alla carota quando a essere controllato è lui stesso.