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Capezzone: "Perché sorrido? Fegati spappolati nella notte"

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"Mi avete beccato che sorridevo perché si annuncia una giornata difficile per molti di coloro che incontrerete". Daniele Capezzone inizia così il suo "Occhio al caffè", la rassegna stampa politicamente scorrettissima di oggi. "Quando scopriranno quello che è successo stanotte ci saranno crisi isteriche e coccoloni".

Il riferimento del direttore editoriale di Libero è la nomina del presidente americano Donald Trump per conferire al "Great Elon Musk" l'incarico di super-capo del Dipartimento dell'efficienza. "Trump fa le cose in grande, lo definisce il nuovo progetto Manhattan. E qui verrà la crisi isterica del comunista di sinistra, 'Oddio Musk!', ma pure del comunista di destra, figura da non sottovalutare, quando leggerà che l'obiettivo non è solo genericamente tagliare la burocrazia, ma ottenere anche uno 'smaller government', un governo più piccolo e leggero. E qui voi capite che ci saranno residui di fegati spappolati".

 

 

 

Nel frattempo Musk ha esternato "questi giudici se ne devono andare". Apriti cielo: da Bonelli a Magi, alla Bonafè, all'Anm e al Csm, tutti a dire 'come si permette', 'non può parlare', 'levategli il telefonino', 'attacco alla democrazia', 'i padroni del mondo'. L'ultimo ieri sera era Piero Pelù, che annuncia che dopo 'le dichiarazioni neo-totalitarie e neo-imperialiste' di Musk ha deciso di chiudere il suo account su X. Immaginate la reazione di Musk quando glielo diranno: 'Estica***zi?'". E poteva mancare Maurizio Lupi, contrario alle dichiarazioni di Musk... Ma dove caz***o vogliamo andare? Quelli vanno su Marte e noi stiamo qua a giocare con Piero Pelù e Maurizio Lupi. Andiamo avanti così, vediamo dove arriviamo", commenta Capezzone con amara ironia.

 

 

 

Capitolo Raffaele Fitto: "Le trappole maggiori sono state evitate, ci sarebbe anche una copertura a destra, ma c'è ancora tutta una polemica con i socialisti che a occhio e croce non butteranno giù Fitto perché altrimenti ci saranno rappresaglie sulla spagnola Ribera, ma il giochino ce lo fa capire Benifei del Pd: commissario sì, ma vicepresidente esecutivo no".

 

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