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Caivano, Don Patriciello smonta Saviano: "Il governo qui è venuto. Tu invece?"

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Dopo l'omicidio di un 18enne a Napoli, un delitto maturato dopo un gioco con la pistola finito male, Roberto Saviano ha usato questa vicenda per attaccare il governo e il "modello Caivano": "Il completo fallimento del modello Caivano, sbandierato dal Governo, si vede in questi omicidi. Queste non sono faide decretate da famiglie di camorra e la camorra non ha fermato la diffusione delle armi". A bocce ferme, questa mattina è arrivata la risposta di Don Patriciello che critica in modo chiaro la posizione dello scrittore riconoscendo il lavoro fatto dal governo in questi mesi: aro Roberto, sono passati quasi 20 anni da quando – sconosciuto giornalista – venisti al Parco Verde per scrivere dell’omicidio di un nostro ragazzo di 15 anni. Quel racconto finì nel tuo libro Gomorra – scrive don Patriciello – Da allora – lo sai bene – ti ho invitato tante volte a ritornare. A dare voce alle nostre voci. Non lo hai mai fatto. Non sei mai venuto”.

Un invito, che, ricorda il parroco, è stato accolto dalla premier Giorgia Meloni, “un merito che altri, prima di lei, non hanno voluto o potuto prendersi. La verità è limpida come l’acqua di sorgente”. “No, Roberto, gli ultimi omicidi non dimostrano affatto il completo fallimento del modello Caivano, ma sono il frutto avvelenato e velenoso di decenni di disattenzione verso il dramma della camorra, della terra dei fuochi, delle problematiche giovanili, delle nostre bistrattate periferie. Ti auguro ogni bene. E ti invito ancora una volta a ritornare al ‘Parco Verde'”, sottolinea.

 

“Se vuoi bene al tuo popolo, non remare contro. Si perde solamente tempo. Lascia che lo facciano i politici di professione”, dice il prete coraggio a Caivano. “Noi, preti, giornalisti, scrittori, intellettuali, dobbiamo essere capaci di stare al di sopra delle parti. Essere coscienza critica. Sempre con le mani pulite – afferma Patriciello rivolto a Saviano – Viceversa, non saremmo credibili”.

“Gli ultimi tre orribili omicidi avvenuti a Napoli dovrebbero bastare per farci diventare più intellettualmente onesti, pensosi, umili; più veri – aggiunge – Dovremmo tutti arrossire di vergogna e chiedere perdono ai ragazzi per le ruberie perpetrate negli anni da politici che hanno pensato a riempire solo le loro tasche. Per lo spreco enorme di denaro pubblico. Per non essere stati in grado di bloccare le tonnellate di droga che hanno invaso la Campania e l’Italia. Per avere costruito impensabili quartieri con materiali fatiscenti per ammassarvi migliaia di persone lasciandole poi in balia di prepotenti e camorristi”.

 

 

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