Cerca
Cerca
+

Donald Trump? Ovvero la vittoria del maschio, bianco ed eterosessuale conservatore

Luca Beatrice
  • a
  • a
  • a

Con “mucho gusto” rispolvero quel romanzo di John Niven che fece arrabbiare molti e soprattutto molte fin dal titolo: Maschio, bianco, etero, cui aggiungo conservatore per studiare l’estetica del successo schiacciante di Donald Trump. Maschio. Per due volte ha battuto altrettante donne, che rappresenterebbero il nuovo e invece non riescono a uscire dal cliché del lei contro lui. E infatti non funziona. Ha sconfitto l’ex first lady, potentissimo avvocato della New York bene e la vice-presidente della California, perché l’America non è solo Manhattan o l’assolata West Coast. Ha vinto perché ci sono ancora tante donne attratte dal cosiddetto maschio alfa, dal suo potere, dal carisma, dall’empatia, dalla ricchezza e anche dall’arroganza e dalla paraculaggine. Che però maschio lo è per davvero. Lo hanno votato donne che non hanno nessuna intenzione di farsi portavoce di battaglie scritte a tavolino da altre, di nessuna presa autentica sulla realtà.

Bianco. L’America ha già avuto un presidente afroamericano, dunque il colore non c’entra, perché Obama era un maschio persin più carismatico, convinto sostenitore del “dopo di me il diluvio” che tiene a rimanere il solo nero ad aver guidato il Paese. Non è servito a molto considerare il bianco come nemico pubblico numero uno da un’élite americana progressista che lo ha scelto quale incarnazione di ogni male. È il riscatto di un ruolo che si potrà anche mettere in discussione, ma senza negare quanto la “razza bianca” abbia fatto per la cultura americana, provando a buttar via tutto per nuovi modelli francamente improponibili.

Etero. Hanno voluto far credere alla bellezza delle minoranze, alla fluidità di genere, alle nuove sigle contro ogni tipo di discriminazione. Ai limiti della carnevalata, sempre con questa logica dell’uno contro tutti. E invece l’eterosessuale, maschio e femmina, rappresenta la maggior parte della razza umana, mette su famiglia, garantisce la prosecuzione della specie, apprezza ed è apprezzato dall’altro sesso. Fuori moda? Forse, ma non siamo a una sfilata, bensì stiamo ragionando sul nostro futuro, in cui è necessario fare figli per non estinguerci. E l’eterosessualità, stereotipi compresi, sembra ancora la soluzione migliore. Conservatore. S’è detto, l’America non è solo New York e la California come l’Italia non è solo ZTL. E gran parte degli americani non ne può più del woke, del politicamente corretto, della riscrittura di film, romanzi, pièce teatrali, non sopporta il tentativo quotidiano di riscrivere la storia e non tollera l’immigrazione incontrollata. La vittoria di Trump è soprattutto una vittoria culturale che spazza via l’ultimo folle e assurdo periodo. Pur non avendo una tradizione antica come la nostra, l’America è un paese fortemente attaccato alle proprie radici, che sono infatti conservatrici. Bisogna proprio ricordarlo alla sinistra che se vince va bene e se perde è un sopruso. Gli Usa sono la nazione più democratica del mondo, dunque bisogna accettare ciò che vogliono gli americani. Donald Trump presidente.

 

Dai blog