Cerca
Cerca
+

Repubblica, crisi di panico per Trump: due sole parole, una drammatica prima pagina

  • a
  • a
  • a

Uno sguardo truce, in primissimo piano. E due parole che campeggiano gigantesche in prima pagina: "Sono tornato". A suo modo, l'edizione di Repubblica in edicola oggi, giovedì 7 novembre, rischia di diventare da collezione perché fotografa lo smarrimento e il panico non solo di una redazione, ma di tutta un'area politica, quella di centrosinistra, che da mesi non ha capito nulla, per dirla con le parole di Daniele Capezzone, di Donald Trump.

Fino a pochi minuti prima delle elezioni americane, di qua e di là dall'Oceano, si aggrappavano a dei sondaggi che davano Kamala Harris in vantaggio. Poi il voto ha devastato tutto: Trump ha stravinto nei delegati e nel voto popolare, come non accadeva dal 1984 con Ronald Reagan. Kamala è affondata a tal punto da far sospettare che quegli stessi sondaggi messi in circolo dai democratici e dai media compiacenti fossero in realtà una gigantesca bufala, una messinscena, un tentativo disperato di condizionare l'opinione pubblica facendo credere (o provandoci, perlomeno) ai più incerti che la partita fosse ancora contendibile. E in qualche modo, in Italia, cullare ancora il sogno. E invece, già nella notte di martedì, "l'incubo" si è materializzato. 

 

 

 

Ventiquattro ore dopo, ecco allora la prima pagina di Repubblica: "Trump alla Casa Bianca" viene indicato dall'ex direttore, oggi editorialista Ezio Mauro come "il potere che rifiuta il sistema" e si sottolinea l'exploit di Elon Musk ("L'amico guadagna in un giorno 13 miliardi in Borsa"). Mister X viene etichettato come "il regista del nuovo corso" da Gabriele Romagnoli mentre Maurizio Molinari si aggira "tra il popolo di Donald". Reportage e commenti hanno tutti l'aspro sapore dell'amarezza, dello scoramento, quasi il trionfo di The Donald fosse inimmaginabile.

 

 

 

Massimo Giannini mette in guardia il popolo americano, avvertendo gli "ingenuotti" repubblicani che in realtà ad attenderli c'è "l'economia per ricchi". Natalia Aspesi è sconcertata da "quelle donne che non votano una donna", certo senza risparmiare critiche dure alle folli strategie comunicative dei democratici (per esempio, il consiglio di Julia Roberts a "tradire i mariti, fare il contrario rispetto a loro"). E Stefano Folli riporta lo sguardo in Italia, scrivendo che Giorgia Meloni "ha scoperto l'America". Quella che non piace a loro, perché non vota a sinistra.

 

 

Dai blog