Vincenzo De Luca? L'autonomia ora la fa su misura per sé
Un po’ Pulcinella, un po’ azzeccagarbugli. Vincenzo De Luca non aspira anche al quarto mandato da governatore solo perché coinciderebbe con la veneranda età di 80 anni, ma il terzo lo vuole assolutamente. E così ieri ha imposto il pasticcio al consiglio regionale della Campania. Perché il recepimento della legge nazionale sul limite dei mandati (risalente al 2004), la regione l’aveva già compiuto nel 2009. Ora, siccome serve a lui, la ri-recepisce e sembra una burla.
Il neonemico dell’autonomia differenziata – infatti la voleva pure De Luca – e che spara a zero contro chi vuole spaccare l’Italia, offre ai campani di poter votare tutte le volte che vogliono per il loro presidente di regione, fattispecie negata, ad esempio, ai cittadini del Veneto di Luca Zaia. E ora dovrebbe toccare al ministro Calderoli impugnare una legge che potrebbe essere usata dal suo collega di partito del nord e partorita dal governatore del sud? Un guazzabuglio del genere era difficile da immaginare se non nel luogo principe della sceneggiata che vede don Vincenzo protagonista assoluto ed Elly Schlein come vittima del furore del governatore. E già, perché la segretaria del Pd si è precipitata a far sapere che, terzo mandato o no, lei non ci pensa affatto a ricandidare De Luca nel 2025. Ma si sono ribellati al suo diktat persino i consiglieri regionali del Pd che in Campania le hanno preferito il presidente in carica mettendosi in fila a dire sì alla nuova legge. Che casino, le toccherà sbattere pure loro fuori dalla lista di partito...
Il bello è che nella stessa seduta hanno pure approvato una proposta di modifica della norma sull’autonomia differenziata, sempre per non spaccare l’Italia... Ma mica è finita qui. La legge ad personam per Vincenzo De Luca prevede altre bizzarrie. Lui potrebbe candidarsi per l’eternità, mentre i sindaci della Campania – tutti – dovranno dimettersi tre mesi prima del voto se vorranno essere messi in lista a prescindere dall’elezione (per garantire i consiglieri uscenti di non trovarsi concorrenti forti in lista). Poi, soglia di sbarramento al 2,5 (per garantire i partitini di poter entrare a Palazzo). Meno firme da raccogliere per presentare le liste (idem). E se un consigliere regionale diventa assessore, perde temporaneamente l’incarico elettivo (così si sfamano più bocche facendo subentrare il primo o i primi dei non eletti). Un capolavoro di furbizia a misura del ceto politico dominante e una sfida aperta al suo partito. Quel “nonostante il Pd” che ha messo a titolo di un suo libro, De Luca lo trasforma in legge. De Luca non è arrivato a imporre la legge che vuole solo per il gusto di approvarla e punterà ad arrivare fino in fondo, anche a costo di una corsa solitaria per far perdere il partito che non lo vuole più.
E il centrodestra? Nel “parlamentino” campano ha votato contro e probabilmente non poteva fare altrimenti, mentre si sono astenuti i consiglieri pentastellati che così aumentano la confusione esistente nel fu campo largo. Ma c’è il rischio di qualche spaccatura anche nella coalizione che ha vinto già in undici regioni su dodici dal 2022 ad oggi. Ci saranno autocandidature di cui non c’è bisogno, ieri hanno cominciato a farsi sentire Martusciello di Forza Italia (con pesantezza di argomenti) e Cirielli di Fratelli d’Italia (con più moderazione). Toccherà ai leader nazionali del centrodestra dipanare la matassa, ma certo è che il caos totale sarà nel fronte opposto.
DIVERGENZE IN FAMIGLIA
Ovviamente il governo potrebbe anche puntare ad impugnare la legge regionale campana, se ce ne saranno effettivamente i presupposti. Ma anche lasciare la sinistra affogare nel suo mare, non sarebbe proprio un male, visto il gran numero di consiglieri di sinistra che si è inchinato al governatore. Un’ultima curiosità: alla regione siede anche Massimiliano Manfredi, fratello del sindaco di Napoli, Gaetano. Quest’ultimo aspira alla presidenza dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani. Ma Massimiliano ha votato la norma che soffoca le ambizioni dei sindaci della regione. Come suggerisce Gasparri, è necessario un accordo, se non nel loro partito, almeno nella loro famiglia...