Generale Vannacci a Cagliari, "né in piazza né nei tribunali": le parole su antifascisti e toghe rosse
"Gli immigrati irregolari devono essere rimpatriati: stiamo lottando per questo da anni, governi di destra, di sinistra e di centro". Il generale Roberto Vannacci arriva a Cagliari per un incontro politico finito subito nel mirino dei collettivi antifascisti.
I contestatori lo hanno atteso fuori dalla Fiera del capoluogo sardo, tra striscioni e urla. Un gruppetto ha cercato di entrare, raggiungendo i cancelli seguito dalla polizia, al grido "siamo tutti antifascisti". Una volta arrivati alle inferriate, però, la strada gli è stata sbarrata e sono tornati dalla parte del comizio dell'europarlamentare della Lega, dove sono stati tenuti a distanza di sicurezza per evitare che la situazione degenerasse.
Nel suo intervento, l'autore de Il mondo al contrario ha parlato sia dei contestatori sia dell'attualità più strettamente politica, a cominciare dall'incrocio tra immigrazione e magistratura. "Dobbiamo fare in modo che questi signori vengano rimpatriati - ha puntualizzato Vannacci a proposito degli irregolari -. Se non facciamo ognuno, in un senso nazionalistico e patriottico, questo lavoro, non raggiungeremo mai l'obiettivo. E visto che il compito della magistratura è applicare le leggi, se questo problema non si può risolvere applicando quelle che ci sono, verranno emanate nuove leggi".
"Bisognerà arrivare finalmente al punto in cui l'immigrazione irregolare viene bloccata e chi entra irregolarmente nel nostro paese deve essere rimpatriato: è un discorso molto logico, credo non sia più una questione partitica. Vanno rimpatriati, con le minori spese possibili".
A chi gli parla di "clima pesante" il generale ed eurodeputato replica in totale serenità: "Io non vedo assolutamente nessuna tensione. Ci sono delle interlocuzioni per quanto riguarda il governo e i magistrati, la domanda non va fatta a me ma a chi eventualmente dice che ci siano o che provoca queste tensioni". Il riferimento è soprattutto alle dichiarazioni del presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia.
"No, io non credo che ci sia un clima pesante - ribadisce Vannacci - io credo che ognuno esprima le proprie opinioni e si muova in tal senso, fermo restando che poi ognuno istituzionalmente svolge il proprio compito e il proprio lavoro. L'esecutivo ha una responsabilità pesante, la magistratura ne ha un'altra, ognuno deve giocare il proprio ruolo". Sulla questione dei migranti in Albania, Vannacci si augura "veramente che la Corte di giustizia europea decreti l'Italia come primo Paese non sicuro. Perché stando a credere a tutti questi sondaggi che vengono fatti, o l'Ecri in primis che ha dato dei razzisti alle nostre forze dell'ordine, una nazione che è condannata per il sovraffollamento carcerario, una nazione dove la popolazione stessa è razzista, una nazione dove una certa onorevole Salis dice che le carceri sono razziste, e allora perché noi dobbiamo definirci una nazione e un posto sicuro? No, siamo il primo delle nazioni insicure, quindi questi signori devono scappare, devono andarsene via, devono tornare a casa, perché non è certo l'Italia un paese che possa offrire loro delle opportunità in più, visto che è un paese insicuro".
"Contestare è il sale della democrazia, la critica e la contestazione sono quello che ci fa crescere", ha quindi detto Vannacci riguardo ai manifestanti antifascisti. "A me sarebbe piaciuto che questi signori - ha spiegato all'Adnkronos -, pacificamente e pacatamente fossero entrati in sala e, come fanno in maniera urbana le persone che assistono agli eventi, avessero rappresentato le loro opinioni e avrei risposto a tutto. Ma rimanere per la strada con i cartelli 'Vannacci attento, ancora fischia il vento' mi sembra non solo anacronistico, ma addirittura comico".
"Se invece di contestare fossero venuti liberamente come tutti i cittadini ad assistere alla riunione e avessero rappresentato, nel momento in cui si dà parola al pubblico, le loro motivazioni nessuno avrebbe avuto nulla da dire - ha concluso l'eurodeputato -. Io sono il primo che auspica questi incontri con chi proprio non condivide le mie idee, le mie argomentazioni. Però le idee si combattono sul piano delle argomentazioni: non si combattono né con le contestazioni in piazza né nei Tribunali".