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Elly Schlein, perché in Umbria può crollare davvero: il Pd pronto a farla fuori

Elisa Calessi
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È la linea Maginot, l’ultima trincea, lo swing State, per dirla con quanto accade oltreoceano. L’Umbria, per il Pd, ma soprattutto per Elly Schlein, sta diventando la battaglia delle battaglie. Nona caso, in questi ultimi giorni, è stato chiesto a tutti i massimi livelli del partito di mobilitarsi. I sondaggi non si possono più pubblicare, ma girano tra gli staffe raccontano di una competizione aperta, apertissima. La governatrice di centrodestra, la leghista Donatella Tesei, fino a qualche mese fa data in svantaggio, ha recuperato. Mentre Stefania Proietti, la sindaca di Assisi attorno a cui si è creata una coalizione formato extra-large (ma con Italia Viva e Azione “nascosti” in liste civiche), partita come la sfida civica, capace di allargare il perimetro del consenso tradizionale, nelle ultime settimane ha cominciato ad arrancare.

E dire che, a differenza della Liguria, qui la costruzione dell’alleanza è partita con largo anticipo. Si sono fatti tavoli su tavoli, riunioni, confronti, dibattiti, direzioni. Tutta la liturgia del “partiamo dal basso” è stata rispettata con certosina pazienza. Ma la litigiosità dei vertici nazionali e gli echi di una coalizione sbrindellata hanno appesantito il volo di Proietti. C’è ancora tempo. Tutto si gioca negli ultimi giorni. Per questo la segretaria del Pd, Schlein, ha deciso una full immersion in Umbria. Ieri alle 11.30 è arrivata a Orvieto per un primo incontro pubblico.

 

Tema centrale: la sanità. «Siamo in una regione», ha detto, «dove purtroppo la situazione della sanità pubblica è peggiorata in questi anni di governo Tesei. Chi vota Stefania Proietti vota per salvare la sanità pubblica e per rilanciarla. In questi anni non è stato fatto un investimento sulla sanità territoriale, delle case di comunità che dovevano essere costruite non si vede traccia. Le liste di attesa si sono allungate, chi prima aspettava tre giorni per fare le analisi del sangue oggi aspetta un mese». Poi, nel pomeriggio, alle 14.30, si è spostata a Todi, all'ospedale di Pantalla, dove ha partecipato a un sit-in organizzato davanti all'ospedale della Media Valle del Tevere, insieme agli attivisti di un comitato in difesa dell’ospedale e di un altro contrario all'inceneritore. E oggi, insieme a Proietti e Schlein, ci sarà anche il presidente del Pd, Stefano Bonaccini. Alle 11.30 saranno a Terni, alle 13.30 a Foligno per un pranzo sociale al centro sportivo Corvia, alle 17.30, a chiusura di questa due giorni, la segretaria del Pd sarà Perugia al teatro Pavone.

Ma il problema non è solo l’Umbria. Resta da risolvere il nodo vero, quello che in tanti in queste ore hanno sollevato anche dentro il Pd: la costruzione di una coalizione stabile, coesa, senza veti, ricatti, diktat, leader che si insultano a giorni alterni. Finora Schlein ha puntato sul fatto che la battaglia sui temi (sanità, reddito di cittadinanza) creasse dei legami più forti delle reciproche, personali, antipatie. E sul fatto che le basi di tutti i partiti di centrosinistra spingono per l’unità. Ma la vicenda ligure ha dimostrato che non basta.

 

Ieri Roberto Morassut, deputato Pd, è tornato a chiedere di organizzare, in vista delle elezioni politiche, «un momento comune, corale di confronto sulle grandi scelte programmatiche e di visione dell'Italia e dell'Europa, una sorta di Stati Generali che raccolga la partecipazione ed il contributo di tutte le forze politiche di opposizione e anche di forze sociali, civiche e intellettuali». Perché c’è l'esigenza, spiegava, «che si crei un “idem sentire” su alcune opzioni di fondo, che si ragioni concretamente e pragmaticamente sul rapporto tra giustizia sociale e transizione ecologica». Ma bisogna che l’invito sia accolto da tutti. E dopo il voto ligure, paradossalmente nel M5S hanno ripreso forza le voci di quelli che chiedono di rompere l’alleanza con il Pd e di tornare a essere un movimento autonomo.

Del resto l’Umbria non è l’unico problema. Oltre alla Campania, dominata dal caso De Luca, deciso a ricandidarsi nonostante la contrarietà della segretaria (ieri la prima commissione regionale ha di fatto aperto la strada al terzo mandato), c’è da capire chi candidare per tentare di conquistare il comune di Genova (dove si voterà in primavera). Nelle ultime ore sta prendendo quota l’idea di candidare Andrea Orlando. Ma l’interessato non ha ancora sciolto le riserve.

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